Chioggia avanza un tesoro dalla scuola “Paolo VI”

L’istituto privato occupa un palazzo comunale ma non ha versato 100 mila euro la cooperativa che lo gestisce: «Quella cifra non tiene conto della nuova legge»
CHIOGGIA. Scuola “morosa”, debito di 100. 000 euro con il Comune. Il monitoraggio dei beni pubblici, avviato dalla giunta per dare la caccia a chi non paga il dovuto o proprio non paga, ha portato al primo nome rosso nel libretto degli insolventi: la scuola paritaria Paolo VI che utilizza uno stabile di via Domenico Schiavo.


La scuola non paga nessun canone dal 2009 e non ha una convenzione che regoli il rapporto con l’ente pubblico dal 2011. Un pasticcio su cui giunta e cda della cooperativa che gestisce la scuola stanno lavorando per riportare la vicenda alla piena legalità. Il controllo su tutti gli immobili comunali assegnati a terzi è stato avviato qualche settimana fa per mettere ordine in convenzioni datate e di scovare eventuali furbetti.


«Già dal primo approccio», spiega il vicesindaco Marco Veronese, «appare evidente che esistono e persistono da anni delle situazioni non in regola e dai contorni poco chiari. Una di queste riguarda la scuola paritaria Paolo VI, che si trova nella kafkiana situazione di non aver mai visto rinnovare il contratto di locazione per anni e, contemporaneamente, di ricevere annualmente solleciti di pagamento per l’occupazione».


Il vicesindaco ricostruisce le date dei rapporti. Nel 2008 il Comune aveva rilasciato una nuova concessione d’uso dell’immobile con scadenza 31 dicembre 2011. Il canone stabilito a fine 2009 era di 14. 293 euro l’anno, soggetto a adeguamento Istat.


In seguito alle osservazioni della società, in gran parte accolte, nel 2010 il canone e stato decurtato a 9. 500 euro. «Ad oggi però non risultano contratti di locazione in essere o concessioni d’uso dell’immobile», spiega Veronese, «anche se l’ufficio Patrimonio ha puntualmente provveduto a sollecitare per iscritto il pagamento dei canoni arretrati, col risultato che la cooperativa si ritrova a esercitare l’attività in locali comunali senza titolo e con un insoluto complessivo che ora ammonterebbe a 100.000 euro per i mancati versamenti dal 2009 al 2017».


La controparte precisa di aver più volte richiesto di rinnovare la convenzione. «È una vicenda complessa e certamente non creata da noi», spiega il cda della Paolo VI, «anzi ci siamo sempre offerti di sottoscrivere la nuova convenzione rappresentando negli anni, agli uffici e alle amministrazioni che si sono susseguite, che i conteggi del Comune non tenevano in debito conto la normativa statale (e oggi anche comunale) sulla determinazione dei canoni per immobili utilizzati da organizzazioni non lucrative di utilità sociale».


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