Chioggia, lontani da tutto e niente ricambio: un’impresa artigiana su tre chiude l’attività

Negli ultimi sedici anni a picco la demografia delle aziende. Lo spopolamento è più rapido che nel resto del Veneto: tutti i dati

Elisabetta B. Anzoletti
Un artigiano al lavoro. A Chioggia tante le imprese che chiudono
Un artigiano al lavoro. A Chioggia tante le imprese che chiudono

Emorragia di imprese artigiane, in sedici anni sono scomparse 320 attività. Quasi un’azienda artigiana su tre ha deciso di chiudere i battenti dal 2008 a inizio 2024: un calo del 29.08%, passando da 1.100 a 780, con alcuni settori di fatto completamente spariti dalla realtà locale.

Crollo maggiore nel comparto moda (sarti, confezionisti, stilisti), pulisecco, ciabattini, meccanica, fabbri, marmisti e falegnami.

A mancare è soprattutto il ricambio generazionale.

Il bilancio dell’Associazione artigiani

A tracciare il bilancio dell’Associazione artigiani è la presidente Francesca Moschetta che nell’analisi si sofferma anche sull’impatto che il mondo del lavoro riflette sull’andamento demografico.

«Nel territorio di Chioggia sono sparite negli ultimi 16 anni 679 aziende complessive, di cui 320 nel settore artigianale dove il calo è stato maggiore», spiega Moschetta, «Da 1.100 imprese siamo passati a 780 con un calo del 29,08%, superiore al calo delle imprese generali del territorio che scendono del 15,08%, passando da 4.295 del 2008 a 3.616 negli inizi del 2024. Nello stesso periodo, la popolazione è scesa da 50.911 abitanti a 47.581 (-6%), con un’età media di 48,1 anni. Paragonando i dati al resto del Veneto (calo dello 0,68%, età media 46,1 anni), capiamo che il territorio di Chioggia si sta spopolando più in fretta e ha una popolazione più anziana. C’è anche un altro dato interessante: la percentuale di aziende sul numero di abitanti a Chioggia è pari al 7.59%, nel resto del Veneto a 9,47%. Quindi nonostante il buon andamento di alcuni settori in questi ultimi anni, penso al turismo che dal 2011 al 2024 ha visto un aumento negli arrivi del 30%, la città evidenzia ritardi strutturali rispetto altre zone del Veneto su cui dobbiamo riflettere».

Tra i mali “locali” la presidente degli artigiani ricorda la mancanza di infrastrutture adeguate e le differenze nei balzelli.

La crisi

«Nel nostro settore la crisi si risente maggiormente in alcuni comparti», spiega Moschetta, «moda, fabbri, falegnami, operatori del settore meccanico che anche se oggi godono di buone prospettive economiche, risentono di una crisi vocazionale poiché non si riescono a trovare lavoratori da introdurre in azienda. Questo comporta che inevitabilmente ci siano problemi legati alla celerità del servizio e a un ricambio generazionale con imprenditori che mediamente hanno un'età superiore ai 55 anni. Questo fenomeno è nazionale, ma serve comunque una riflessione locale poiché da sempre il nostro territorio ha livelli di disoccupazione e di pendolarismo in territori limitrofi, se non di migrazione legato a una ricerca di lavoro, superiori a altre realtà del Veneto e quindi non si comprende perché non si sfruttino spazi e occasioni per poter vivere una vita dignitosa investendo tempi ed energia nel settore dell’impresa artigiana». 

 

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