Chimica verde, Eni non ha fondi «Senza un socio non la faremo»
MARGHERA. Per sviluppare la “chimica verde” a Porto Marghera e in altri siti italiani di Eni, ci vuole un miliardo e mezzo di euro di investimenti. Soldi che Eni - in piena crisi per il basso prezzo del petrolio e con un pesante bilancio in rosso del settore chimico, accumulato negli ultimi vent’anni - in questa fase non ha, malgrado sia riuscita, dopo 20 anni, a riportare la chimica in attivo. Da qui la necessità di trovare un partner per riconvertire quel che resta della chimica dell’Eni con produzioni “green” di lubrificanti vegetali, come ha già fatto con la bioraffineria veneziana che produce “green diesel” per i motori attuali ma con una percentuale record del 15% di etanolo, superiore a quella indicata dall’Unione Europea.
Sono questi i termini della situazione, spiegati a deputati e senatori della Commissione Attività produttive dal numero 1 di Eni, Claudio Descalzi, e dall’amministratore delegato della controllata Versalis spa, Giovanni Milani, durante la prevista audizione a Montecitorio. Descalzi e Milani hanno confermato il negoziato con il fondo d’investimento americano, Sk Capital, «la cui offerta è stata scelta per la sua serietà e affidabilità tra le sei presentate al bando di gara», per la vendita del 70 per cento della azioni di Versalis. «Il negoziato economico finanziario», ha spiegato Descalzi, rispondendo alla domanda del deputato Andrea Martella (Pd), «durerà ancora 3 o 4 settimane per arrivare ad un accordo che o si farà bene o non si farà. E se non si farà, cercheremo di rifare la gara. Nel caso non si trovasse un acquirente per la chimica di Eni, ci terremo Versalis ma non avremo 1,5 miliardi da investire, come necessario, nella chimica green e ci limiteremo a far sopravvivere l’esistente», ovvero continuerà a funzionare il vecchio impianto di cracking dell’etilene che attualmente sta lavorando per conto terzi.
E a Martella che adombrava la «scarsa affidabilità di un piccolo fondo come Sk Capital, sconosciuto e senza importanti operazioni industriali alle spalle», Descalzi ha risposto che i negoziati in corso presuppongono impegni del nuovo socio a far sì che «per 5 anni non ci sarà nessuna modifica del perimetro attuale degli stabilimenti, per 3 anni saranno garantiti i livelli occupazionali e il prezzo migliore di acquisto del pacchetto azionario» di maggioranza di Versalis. «Tutti impegni e condizioni», ha aggiunto Descalzi, «che Sk Capital dice di voler garantire. Comunque, se non si chiuderà l’accordo con Sk Capital, dovremo fare un nuovo bando di gara cercando di fare le cose al meglio».
A Descalzi, durante l’audizione parlamentare, è stato anche chiesto se - come propongono i sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil - in alternativa alla vendita delle azioni Versalis a investitori stranieri «è possibile» un intervento diretto dello Stato, attraverso Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) «per garantire gli investimenti per la futura chimica verde». «Non so quali siano le strategie di Cdp sulla chimica», ha risposto Descalzi, «non so se sono interessati: sanno che siamo disposti a dare una percentuale di azioni, ma non ho mai avuto discorsi diretti con Cdp su questo».
«Anche se le preoccupazioni permangono, le affermazioni di Descalzi consentono di avere qualche elemento di chiarezza in più», ha commentato Martella. «Noi continueremo a vigilare, sapendo che la priorità è quella di salvaguardare un patrimonio importantissimo per l'industria italiana».
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