Chilometri taroccati meccanico assolto
SAN MICHELE. L’autofficina «Maurutto Bruno e figli» di San Michele al Tagliamento è stata al centro di un processo che si è svolto ieri mattina nell’aula del tribunale di Venezia davanti al giudice monocratico David Calabria: alla fine il meccanico e rivenditore d’auto Bruno Maurutto e i figli Catia e Cristian sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato, così come aveva chiesto il difensore, l’avvocato di Udine Roberto Scolz. Mentre per l’accusa, il pubblico ministero lagunare Carlotta Franceschetti aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione ciascuno per i tre imputati accusati di truffa.
A denunciare Maurutto, il titolare di una ditta che da lui aveva acquistato due automobili usate, una Passat e una Mercedes, la prima comperata nel 2004, la seconda quattro anni dopo. In aula ha raccontato che cosa è accaduto e in quale modo si è accorto del fatto che era stato raggirato. Un raggiro, tra l’altro, che non è insolito per chi acquista automobili usate. La Passat, stando al contachilometri sul cruscotto, avrebbe dovuto avere 40 mila chilometri, invece era venuto alla luce che ne aveva ben centomila in più. Lo stesso per quanto riguarda la Mercedes: il contachilometri segnalava 80 mila, mentre grazie all’ultimo tagliando fatto, già nel 2006, cioè due anni prima dell’acquisito, l’automezzo aveva già percorso centomila chilometri.
La vittima della truffa ha spiegato che a metterlo in allarme era stato il meccanico di un’officina al quale aveva portato le macchine per aggiustare alcuni difetti. Per eliminare i sospetti, aveva chiesto alla Volkswagen e alla Mercedes di comunicargli i vari tagliandi che le due auto avevano fatto e così aveva scoperto che aveva acquistato due macchine con molti chilometri in più di quelli dichiarati. L’avvocato dei Maurutto ha dimostrato che il titolare dell’officina di San Michele aveva acquistato le due auto in Germania poco più di una settimana prima di rivenderle, pagandole tra i mille e i duemila euro in meno del prezzo al quale le aveva vendute.
Il legale ha sostenuto che il suo cliente non ha toccato i due contachilometri e che se qualcuno aveva eseguito quel lavoro, era avvenuto in Germania, prima che i due mezzi fossero esportati in Italia. Il giudice ha assolto gli imputati perché non c’era la prova che fossero stati loro a manomettere lo strumento. (g.c.)
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