Chiesti un anno e 10 mesi per i rifiuti pericolosi
Tra il 2006 e il 2010 hanno “smaltito” oltre 3200 tonnellate di rifiuti come fossero semplici pezzi di vetro, quando si trattava invece di parti di televisori con tubo catodico e come tali classificati come rifiuti pericolosi, essendo contaminati dalla cosiddetta “fritta”, l’elemento che congiunge la parte anteriore e il retro dei tubi catodici. Un giro enorme di rifiuti smaltiti in maniera totalmente illecita - secondo l’accusa mossa dal pubblico ministero Giorgio Gava - e che a centinaia di tonnellate erano stati anche venduti anche come materie prime secondarie, esportandoli in Brasile e India, con enormi guadagni.
Ieri, davanti alla giudice Sara Natto del Tribunale di Venezia, si sono svolti gli atti conclusivi del processo a carico dei vertici della Nec New Ecology di Fosso (che trasferiva i rifiuti attestandone falsamente la non pericolosità) e la Marchigiana Rottami (con impianti a Sant’Angelo in Lizziola e a San Vito al Tagliamento) che quei rifiuti riceveva.
Il tutto - come scrive il pubblico ministero nel capo d’imputazione - «per conseguire i cospicui ingiusti profitti dall’abbattimento dei costi connessi all’espletamento secondo modalità corrette delle attività di recupero e smaltimento dei rifiuti».
Il processo è stato rinviato al 25 gennaio per le arringhe della difesa e la sentenza.
Ieri, è stato il giorno delle richieste dell’accusa e delle parti civili : il pubblico ministero Gava ha chiesto la condanna a un anno e 10 mesi di reclusione per Lolita Candian (48 anni) legale rappresentante della Nec New Ecology e Silvia Boldrin (40 anni, di Campolongo), responsabile tecnica dell’impianto; pena leggermente più bassa, a un anno e mezzo, quella chiesta dall’accusa per Stefano Corrieri, legale rappresentante de Marchigiana Rottami.
Quanto alle parti civili, l’avvocato Giuseppe Chiaia ha chiesto la condanna degli imputati e un risarcimento di 50 mila euro a favore della Città Metropolitana (ex Provincia, titolare delle autorizzazioni alle aziende che si occupano dello smaltimento rifiuti). Costituiti come parte civile anche il Wwf e Lagambiente, con l’avvocata Giovanna Mingati, che ha chiesto un risarcimento di 25 mila euro (e 10 mila di provvisionale da pagare subito alle parti) a favore di ciascuna delle due associazioni.
Roberta De Rossi
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