Chiesti due anni per falso per Francesca, la “figlia” del batterista dei Pooh

VENEZIA. Due anni di reclusione per falso e induzione al falso. Questa la condanna chiesta ieri dalla pm Eisabetta Spigarelli per Francesca Michelon, la giovane di Cittadella impegnata in una lunga causa, sostenendo di essere figlia del batterista dei Pooh Stefano D’Orazio. In questo processo penale, la Procura non entra nel merito del fatto che il musicista sia o meno il padre della donna. La vicenda è - dal punto di vista giudiziario - molto complicata: la pm Spigarelli ha chiesto la condanna a 2 anni anche della madre della 34enne, Oriana Bolletta (di Jesolo) e del marito Diego Michelon. La parte civile ha chiesto un risarcimento di 30 mila euro, da dare in beneficenza: il cantante ha sempre rifiutato il test del Dna, ma non ha mai negato ufficialmente la paternità. Il difensore Pozzolini ha chiesto l’assoluzione della famiglia, sostenendo la buona fede di tutti. Il falso - secondo la Procura - sarebbe scattato nel momento in cui Diego Michelon aveva dato inizio alla pratica di disconoscimento della paternità, dichiarando di aver saputo solo di recente di non essere il padre della giovane: la vecchia legge, infatti, permetteva di avviare la procedura solo entro 12 mesi la scoperta della “verità”. Fatto il test del Dna, il Tribunale civile aveva accolto l’atto e Francesca - di conseguenza - aveva potuto avviare la causa per chiedere al Tribunale di Marsala (dove risiede il musicista) di accertare che lei sia figlia di D’Orazio.

Per la pm Spigarelli, Michelon avrebbe invece saputo da anni la verità sulla sua famiglia e aveva da tempo contatti con lo stesso D’Orazio, quindi i termini erano scaduti, tanto che il Tribunale civile di Venezia - sull’onda delle indagini - aveva revocato il disconoscimento e quello di Marsala sospeso il suo procedimento.

Agli atti una lettera del febbraio 2010, nella quale la giovane scrive a D’Orazio che «papà» (Michelon) le aveva detto che lui la stava cercando, ma di non sentirsi tranquilla per incontrarlo, temendo fosse una richiesta «di ordine patrimoniale e non per costruire un rapporto affettivo». Per la Procura, la prova che Diego Michelon sapesse da tempo la verità. Per la difesa, in contrario: «Francesca ha saputo dalla madre di essere figlia di D’Orazio dal 2006, ma il signor Michelon no, ha creduto per 30 anni fosse figlia sua». Il giudice Ciampaglia ha rinviato per la sentenza all’11 ottobre.

La legge è cambiata, non ci sono più termini per il riconoscimento della paternità. Francesca potrà riprendere la sua battaglia civile, ma questo non interrompe l’iter penale. —

Roberta de Rossi



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