Chiesti 47 anni per i rapinatori delle banche

Si chiude il cerchio sui sette banditi, siciliani e chioggiotti, accusati anche di associazione a delinquere
Interpress/Mazzega Venezia, 31.08.2016.- Conf.Stampa Carabinieri Venezia.- Operazione "Habituè".- Nella foto Voltolina Stefano
Interpress/Mazzega Venezia, 31.08.2016.- Conf.Stampa Carabinieri Venezia.- Operazione "Habituè".- Nella foto Voltolina Stefano
CHIOGGIA. Quarantasei anni e otto mesi di condanne: questa la richiesta complessiva che ieri il pubblico ministero Roberto Terzo ha avanzato, davanti al gup Alberto Scaramuzza, per sette rapinatori - siciliani trasfertisti e chioggiotti - accusati di quattro colpi in banca, due andati a segno con un bottino di 300mila euro e due solo tentati, tra il 30 settembre e il 27 novembre 2015 nel Nordest. L’accusa di cui devono rispondere i banditi è associazione a delinquere finalizzata alle rapine. Gli imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato.


La richiesta di condanna maggiore è stata per il catanese Francesco Guardo, pluripregiudicato catanese di 26 anni, già detenuto per un omicidio: per lui il pubblico ministero Terzo ha chiesto 10 anni di reclusione. Otto anni a testa per l’imprenditore padovano Marco Di Mauro, 53 anni, e per Andrea Gibin, 47 anni. E ancora 6 anni e 4 mesi per il chioggiotto Stefano Voltolina, 51 anni, 7 anni e 2 mesi per Filippo Sapienza, 32 anni, 6 anni e 2 mesi per Angelo Davide Maimone, 28 anni, e 1 anno per Silvia Ravagnan, 45 anni, ex moglie di Gibin.


Sapienza e Maimone erano stati arrestati dai carabinieri a maggio di quest’anno, mentre il resto della banda era già stato individuato a fine agosto 2016. I militari dell’Arma, grazie ai controlli dei tabulati telefonici e alle testimonianze, avevano ricostruito i ruoli dell’organizzazione. Di Mauro, imprenditore padovano amante della bella vita con Porsche e motoscafo in darsena a Chioggia, era il regista del gruppo, colui che si occupava di organizzare i colpi. Gibin era l’uomo dei sopralluoghi in banca, oltre che colui che doveva occuparsi di nascondere il denaro. Voltolina si occupava della logistica, mentre Guardo reclutava i rapinatori “trasfertisti” da Catania verso il Veneto e l’Emilia Romagna. Nel corso dell’indagine erano stati sequestrati conti correnti, auto e alcune cassette di sicurezza. Il gruppo era specializzato in rapine in banca con il taglierino. Due quelle tentate: il 30 settembre 2015 al Monte dei Paschi di Siena a Sant’Anna di Chioggia e il 19 novembre alla Cassa di risparmio di Ferrara a Rovigo. Due, invece, quelle riuscite, che avevano permesso all’organizzazione di recuperare un bottino da 300mila euro: il 25 novembre alla Banca San Biagio del Veneto Orientale a Ceggia, da cui era iniziata l’indagine, e due giorni dopo alla Popolare dell’Emilia Romagna a Copparo (Ferrara). Nella prossima udienza dovrebbe arrivare la sentenza.


Rubina Bon


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