«Chiediamo alla Chiesa di appoggiarci»
L’audizione in Vaticano, nella speranza di poter parlare faccia a faccia con il Santo Padre, e un appuntamento con il patriarca Francesco Moraglia, per chiedere aiuto anche a lui. Il movimento “Domenica No Grazie Veneto” si sente ancora più forte dopo la telefonata di Papa Francesco ad uno dei lavoratori che aveva portato ad Assisi il 4 ottobre le lettere di tanti “schiavi della domenica” sfruttati e il libro denuncia della leader trevigiana Tiziana D’Andrea (nella foto).
Il pontefice è rimasto colpito dalla letterina di un bimbo veneziano di 7 anni che scrive, con parole sue, di essere triste perché entrambi i genitori durante le feste lavorano in un centro commerciale di Marcon e lui sta sempre con i nonni. Così Papa Francesco ha chiamato il papà che ha i turni da conciliare con quelli della moglie. «La gente ci scrive disperata», spiega la D’Andrea. «Noi lo sappiamo bene cosa significa, tantissimi lo vivono sulla loro pelle. Avevamo un po’ di pudore, non volevamo in principio far sapere della telefonata, ma ora speriamo che sia un segnale di speranza per tutte le persone che non riescono a conciliare lavoro e famiglia, che non riescono ad andare a prendere i figli, a portarli in un parco giochi, a divertirsi durante i fine settimana, semplicemente stare con loro. La politica oggi (ieri, ndr) ha rimandato ancora la discussione in aula della materia: in Parlamento avrebbero dovuto parlare di aperture domenicali e prendere in esame le nostre richieste, ma non l’hanno fatto. Noi lo leggiamo come un segnale positivo: da un’iniziale chiusura ora vediamo che in maniera non ufficiosa qualcosa il Parlamento ci concede».
Domenica No Grazie Veneto, confluito in Domenica No Grazie Italia, ci crede e auspica una svolta. «Confidiamo in una presa d’atto dell’errore. Speriamo anche di andare presto dal Papa in udienza, nonostante il nostro progetto non voglia legarsi ad un concetto solo religioso».
«Sono ancora fuori di me per quanto mi è accaduto», racconta il lavoratore di Marcon. «Provo una gioia infinita, ma non vorrei attirare l’attenzione sulla mia persona, non trovo giusto fare pubblicità a me stesso, non è questo che conta, è quello che ha detto il Papa, il suo messaggio, il significato per noi che non sappiamo davvero come fare. Vorrei che servisse a sensibilizzare le persone, a responsabilizzarle».
Un monito a chi la domenica va a fare la spesa anziché stare in famiglia e a chi può fare qualche cosa per migliorare la situazione. «A gennaio attendiamo conferma dal Vaticano, in vista di una nostra audizione», continua il lavoratore di Marcon. «La prossima settimana chiederò un appuntamento al patriarca Moraglia, per parlare anche con lui, per chiedere aiuto a lui e riuscire a far passare il nostro messaggio, perché la Chiesa si faccia portavoce che andare la domenica nei centri commerciali non aiuta nessuno».
Il primo a sostenere “Domenica No Grazie” è don Enrico Torta, che nei giorni scorsi ha ospitato i lavoratori in canonica: «Noi tutti bisogna avere un voce unanime, ci vuole un’ondata di ribellione, solo l’unione fa la forza. La Chiesa potrebbe fare molto in questo senso, puntando sulla dignità della persona umana e sull’aiutare la famiglia a recuperare i valori di affetto, per non svuotare le relazioni. Ma dobbiamo farlo insieme, ci vuole un indirizzo. Non è una guerra contro nessuno, questo vorrei si capisse: la famiglia è il luogo in cui sviluppare la relazione, io non vado contro i supermercati. Non andiamo al centro commerciale la domenica perché abbiamo altro da fare, perché abbiamo centri di interesse più validi. I supermercati non pensino che andiamo contro di loro, io lancio un appello perché ricordino che l’uomo è più importante dell’aspetto economico».
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