Chiedeva scatti sexy su Facebook studente universitario condannato
FOSSÒ. Adescava le ragazzine sotto i 15 anni su Facebook e Messanger con la chimera di farle partecipare a concorsi di bellezza e di regalare loro un iPhone. Ma quello che in un primo tempo pareva un “amico”, era tutt’altro. Alle adolescenti chiedeva scatti intimi. Richieste sempre più pressanti, corredate anche da minacce. E loro, le ragazzine terrorizzate, avevano continuato a inviargli scatti sempre più hard. In un caso l’uomo avrebbe ordinato alla sua vittima di mandargli una foto mentre si masturbava. Di qui l’accusa di tentata violenza sessuale per la quale ieri in tribunale Andrea Zuddas, 23 anni di Fossò, studente di Ingegneria informatica a Padova, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi con rito abbreviato. Deciso il non luogo a procedere per la diffamazione: non c’era la querela. Il gup David Calabria ha disposto l’immediata scarcerazione di Zuddas, detenuto dall’11 aprile 2017. Al 23enne, difeso dall’avvocato Aldo Benato, è stato ora imposto l’obbligo di presentazione alla polizia. Due le parti civili costituite, ma non la famiglia della ragazzina vittima del tentativo di violenza.
La vicenda giudiziaria che vede protagonista lo studente universitario - già arrestato nel 2014 per detenzione di materiale pedopornografico e condannato a 8 mesi, con la causa ora in appello - è tutt’altro che conclusa. La difesa annuncia di voler andare in Corte d’Appello per riformare la sentenza di condanna di ieri. Ma lo stesso gup ha restituito gli atti alla pubblico ministero Elisabetta Spigarelli, titolare dell’inchiesta, per quanto riguarda gli altri capi d’imputazione. Tra questi la diffusione di materiale pedopornografico. Un’accusa, questa, che potrebbe trasformarsi nella più grave produzione di materiale pedopornografico se le nuove indagini porteranno a validi elementi.
«Non è stato lui, qualcuno ha usato i suoi dispositivi entrando nei social», la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Benato.
Stando alle indagini della polizia postale, il comportamento di Zuddas verso le ragazzine si era trasformato in alcuni casi in una persecuzione. Tanto che almeno un paio di giovanissime avevano manifestato di volerla fare finita, oltre che comportamenti autolesionistici. Lo studente usava per le sue richieste lo smartphone, i pc degli Internet point e persino quelli dell’Università dopo che gli era stato sequestrato il computer di casa. Zuddas carpiva la fiducia delle sue vittime usando profili Fb da lui creati tipo “Ragazze per concorsi” e “Taggo gente bellissima”. Poi induceva le vittime a cliccare su un link di phishing che riportava a una pagina del tutto simile alla homepage di Facebook: così il giovane riusciva a carpire le credenziale di accesso ai profili delle stesse vittime e, una volta conquistata la disponibilità dell’account, divulgava le foto sexy. Dinnanzi alla titubanza delle ragazzine nell’inviare scatti sempre più hot, le minacce.
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