«Chi non rispetta le norme dovrà chiudere»

Galan: «Basta chimica in laguna». Sulla fuga di Cvm del 2006 Ineos conferma i suoi dati
MESTRE. La settimana scorsa l’incendio con la nube tossica uscita dalle fiaccole di Polimeri Europa e ora la conferma che - come denunciato Gianfranco Bettin e confermato nella relazione tecnica di Arpav, Vigili e Ispel, inviata dal nostro ministero dell’Ambiente alla Commissione Europea -, il 6 luglio del 2006 c’è stata una fuga di alcune tonnellate di un gas cancerogeno e tossico come il cloruro di vinile monomero: da 4 a 7, cioè il doppio o triplo delle 2 tonnellate che Ineos dichiara di scaricare in aria in un intero anno. Per il Petrolchimico sembra arrivata la «resa dei conti». Il «governatore» Galan torna a chiederne la riconversione di Porto Marghera e il ministero dell’Ambiente avvisa che se Ineos, e le altre aziende, non dimostreranno di utilizzare le migliori tecnologie (Bat), rischiano di non avere l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) agli scarichi prevista dalle direttive europee e di chiudere.


Le ragioni di Bettin. «La minimizzazione della fuga di gas cancerogeno dell’estate scorsa - commenta il consigliere regionale verde, Bettin - fu certo motivata, oltre che dalla solita disinvoltura aziendale, anche dal referendum postale sul ciclo del cloro in corso di svolgimento: sicuramente qualcuno temeva che l’ennesima prova della pericolosità del cvm influenzasse il voto». «Bisogna cambiare strada - conclude - e riconvertire radicalmente il polo chimico di Marghera che ha già una lunga storia piena di menzogne e omissioni». L’esame europeo. La Commissione Ippc italiana, nominata dal ministero dopo il recepimento della omonima direttiva europea sulle industrie pericolose, ha già preso in esame la documentazione relativa agli impianti di Porto Marghera ed entro ottobre prossimo valuterà se Ineos e le altre società scaricano in aria e acqua quanto dichiarano e se sono dotate delle migliori tecnologie disponibili per l’abbattimento degli inquinanti, ritenute indispensabili per il proseguito dell’attività produttiva.


L’azienda contrattacca. Ineos Vinyls conferma, invece, che il 6 luglio del 2006 dalla falla apertasi su un tubo del Cv23/24 «sono usciti non più di 200 chili di cloruro di vinile non possono aver creato concreto pericolo», in quanto «i risultati delle analisi confermarono l’assenza di cvm in tutte le aree limitrofe al reparto». Per Ineos la diversità di valutazione delle quantità di Cvm emesse, sono il risultato di «una diversa valutazione della dinamica dell’evento che però non appare corroborata da elementi convincenti». «Le accuse di scarsa trasparenza e la risonanza data all’evento ad un anno di distanza - aggiunge Ineos - non si giustificano se «non mettendole in relazione all’ostilità che alcune parti continuano a manifestare contro i progetti di sviluppo industriale sanciti negli obiettivi dell’Intesa firmata a Roma».


Le istituzioni. Ma la conferma di quanto scritto da Bettin nella interrogazione alla Giunta regionale, ha scatenato non solo le ire del «governatore» Galan, ma anche nuove preoccupazioni per il sindaco e il presidente della Provincia, Zoggia. «E’ tempo di dare una decisa accelerazione al processo di riconversione dell’intera area di Porto Marghera - ha dichiarato il «governatore» del Veneto, Galan - alla luce di questa sulla fuga di tonnellate di gas cancerogeni nell’aria, tutti dobbiamo essere d’accordo nel chiedere che la chimica cattiva sparisca da Porto Marghera e deve sparire per il bene della salute dei dipendenti che operano in quelle industrie e dei cittadini che abitano tra Marghera, Mestre e Venezia». «Il sindacato dei lavoratori - aggiunge Galan - deve dare risposte adeguate ad una richiesta di tutto il Veneto: Porto Marghera deve diventare al più presto la nuova città del lavoro e della cultura che crea occupazione senza danneggiare la qualità della vita e l’ambiente». Per il presidente della Provincia, Davide Zoggia, quanto denunciato da Bettin mette in discussione «la credibilità del processo di riqualificazione in atto, perché Porto Marghera abbia un futuro è necessario che i cittadini possano fidarsi di istituzioni ed imprese». Il sindaco, Massimo Cacciari, concorda sulla necessità di «riconvertire» Porto Marghera e aggiunge di non aver mai ricevuto dall’Arpav i suoi dati sull’entità di quella fuga di cvm.


La società civile. «Molti sapevano delle reali emissioni di cvm in aria durante l’incidente del giugno 2006, l’ennesimo di una lunga serie - sostengono Medicina Democratica e l’Associazione Gabriele Bortolozzo - a questo punto la magistratura deve individuare anche le responsabilità del personale tecnico e politico dei molti enti preposti al controllo delle industrie pericolose». Per l’Assemblea Permanente di Marghera «migliaia di persone subiscono sulla loro salute gli effetti devastanti delle emissioni industriali cancerogene e di un sistema politico intollerabilmente assente nel chiedere la tutela degli interessi di questa comunità». Michele Mognato, segretario dei Ds veneziani, sottolinea che «non è possibile che si siano versioni diverse sulla gravità dell’incidente» poiché «trasparenza, informazione e sicurezza degli impianti sono condizioni essenziali per il mantenimento di produzioni a rischio di incidente nella nostra città».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia