Cereser: linea dura e immediati controlli nel centro islamico
«Bene che si sia eseguita l’espulsione». Il sindaco Andrea Cereser approva la linea dura del ministro Alfano contro il maorcchino che ha pronunciato il sermone al centro Arrahma. Ha chiesto la convocazione del comitato per l'ordine e la sicurezza con prefetto e forze di polizia per discutere di questo episodio che ha acceso i riflettori sulla sua città. «Condanna assoluta per chi semina odio, verso qualunque popolo, religione o gruppo etnico», dice il sindaco, «anche se le parole pronunciate fossero tratte da un testo sacro, in questo contesto assumono un senso inaccettabile. Bene ha fatto il ministro a dare un segnale forte. Abbiamo richiesto al prefetto che questo argomento sia all'ordine del giorno del prossimo comitato sulla sicurezza».
Già fatto il sopralluogo nella sede del centro cultrale. «Siamo andati nella sede di via Noventa», spiega Cereser, «mantenendoci in contatto con le forze dell'ordine e informandole di quanto di nostra conoscenza. San Donà, città martire in due guerre mondiali, è città di pace, e non permette lo sviluppo dell'odio, anche a tutela delle stesse comunità che ospita». Ieri la polizia locale, guidata dalla comandante Danila Sellan, ha eseguito accertamenti sulla proprietà e locazione dell'immobile.
Intanto, l'ex vice sindaco, il colonnello Oliviero Leo, cui sono state tolte le deleghe anche per certe sue posizioni giudicate estremiste, attacca: «Cereser non faccia il sagrestano ed emani un' ordinanza contingibile di urgenza. Quell'associazione deve essere chiusa dopo i fatti accaduti. Questi centri devono essere costantemente controllati».
Il Pd, partito che appoggia il sindaco, è molto morbido e parla di "fratelli musulmani". «Non generalizziamo», dice il segretario David Vian, «se l’interpretazione del discorso è corretta, è giusta l’espulsione, ma non invochiamo l’espulsione per tutti i fratelli musulmani, come purtroppo suggeriscono certi commenti, anche di alcuni esponenti politici. La discriminazione, di qualsiasi diversità o differenza, non ci appartiene. Al contrario, come dice anche Papa Bergoglio, dobbiamo essere "messaggeri di pace e fratellanza" e, come la storia della Serenissima insegna, è solo valorizzando le differenze, non reprimendole, che possiamo crescere, culturalmente e non solo».
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