Cerca lavoro su Internet ma riceve solo avances e ricatti
Una ragazza aveva postato un annuncio ed era stata contattata da un friulano. L’uomo le ha fatto inviare immagini osé e poi l’ha ricattata. Processo in corso
WCENTER 0JGMAHSIHO FOTO POSOCCO / TOIATI PER ROCCHI - CRONACA - MESSAGGERO BULLISMO DI MINORI NELLE SCUOLE NELLA FOTO RAGAZZE RIPRESE CON IL CELLULARE
VENEZIA. Mette un annuncio sul portale web subito.it per cercare lavoro e viene agganciata da un uomo più grande di lei. L’offerta di un’occupazione come segretaria d’azienda prevede l’invio di alcune fotografie. E tra gli scatti, la candidata spedisce anche alcune immagini sexy. Ora il finto datore di lavoro, che vive nella provincia di Pordenone, è a processo con l’accusa di tentata violenza sessuale. La vittima è una giovane donna che vive in un paese della Riviera del Brenta.
I fatti risalgono al novembre del 2014. Per cercare lavoro, la ragazza aveva inserito una inserzione sul portale subito.it. Poco dopo era stata contattata dall’uomo che le aveva chiesto di inviargli alcune fotografie per rendersi conto dell’aspetto fisico della candidata. Stando alla ricostruzione del fatti, i due si erano sentiti sulla chat di Whatsapp, la ragazza aveva acconsentito alla richiesta delle fotografie e gli invia gli scatti. In tutto dieci immagini, in alcune delle quali si era immortalata le parti intime. Non solo: la ragazza della Riviera aveva anche girato un video hard in cui mimava un rapporto orale con una spazzola.
Qualche tempo dopo, l’uomo aveva ripreso i contatti con la giovane aspirante segretaria. E i toni erano ben diversi: se la giovane non avesse acconsentito a incontrarsi per consumare un rapporto orale, l’uomo avrebbe spedito le foto intime su Whatsapp al fidanzato di lei, che non conosceva direttamente. Ieri davanti al tribunale collegiale hanno deposto la vittima e alcuni testi.
La ragazza avrebbe ammesso di non essere stata costretta a inviare le foto sexy, ma di averlo fatto spontaneamente. L’udienza è stata rinviata al 24 gennaio per il conferimento dell’incarico a un perito per la consulenza sul tablet che è stato sequestrato all’imputato, difeso dall’avvocato Mattia Basso del Foro di Padova. La parte civile, infatti, non ha prodotto l’intera chat tra la ragazza e il pordenonese, motivo per cui il tribunale ha richiesto l’effettuazione della perizia tecnica.
Da parte della ragazza nei confronti dello stesso uomo c’è una seconda denuncia risalente allo scorso anno. Non c’è stato però alcun seguito all’esposto dal momento che, dopo il primo contatto via mail, non sarebbe seguito nulla. Mancano poi le prove che si tratti del pordenonese.
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