Centro disturbi alimentari Mirano rischia di chiudere
MIRANO. Anoressia, bulimia e obesità? A quanto pare, una questione di denaro. Da Mirano si leva il grido d’allarme per la possibile chiusura del servizio Dca, Disturbi del comportamento alimentare. Ha base a Portogruaro e supporta il Centro di riabilitazione dell’Asl 10, riferimento per tutta la provincia oltre che per aree limitrofe, come Treviso, Padova, Udine e Belluno. A Scaltenigo, attraverso la onlus Fenice, si tengono regolarmente gruppi di mutuo aiuto dipendenti dal centro portogruarese, a cui partecipano una trentina di coppie di genitori. Tutti accomunati dallo stesso problema: affrontare un caso di disturbo alimentare in famiglia. Vengono non solo dal Miranese, ma anche da Mestre, dalla Riviera, dal padovano. Perché, a parte la sede di Portogruaro, quello di Mirano è l’unico servizio di questo tipo in provincia. Presto tutto ciò potrebbe non esserci più. Anche se negli ultimi giorni sono arrivate rassicurazioni (ma nessuna delibera ufficiale) dal Veneto orientale, a paventare il rischio di chiusura del servizio è il referente locale di Fenice, Gianni Giardini: «Dopo una convenzione con l’Asl 10 di Portogruaro che prevedeva anche l’ampliamento del servizio», spiega, «siamo stati informati che dovranno essere tagliati 14 primari e che il Dca, classificato come Unità operativa complessa e quindi con diritto al primariato, diventerà Unità operativa semplice e inglobata nel servizio di Psichiatria, con primario unico. Tutto il personale di Psichiatria entrerà in un unico calderone di turni, servizi e reperibilità». Ipotesi nefasta per chi si occupa di disturbi alimentari: «È evidente», continua Giardini, «che in questo modo diventerà impossibile assumere impegni, in assenza di un unico responsabile del servizio Dca». Dopo Portogruaro, i pazienti del Miranese sarebbero i più penalizzati. Spiega ancora Giardini: «Vista la richiesta e l’incidenza crescente dei disturbi alimentari, stavo cercando, attraverso la consulta, di sensibilizzare l’Asl 13 ad attivare un ambulatorio per poter filtrare i pazienti e inviare i casi più gravi a Portogruaro. Credo che tutto questo tra poco sarà inutile». Giardini ha già interessato la Conferenza dei sindaci dell’Asl 13. Senza Portogruaro, senza Mirano, chi soffre di anoressia, bulimia od obesità rischia però di finire a Verona o Parma, i centri specializzati più vicini. Gli incontri di Scaltenigo, con una psicologa pagata dalla onlus, cesseranno. Le patologie alimentari, che interessano fasce d’età sempre più giovani, ormai fino agli 11 anni, non saranno più un problema da affrontare. O forse lo diventeranno, maggiore di adesso, proprio per questo.
Filippo De Gaspari
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