Centro di accoglienza a Cona, condannato Simone Borile della coop Edeco
Un anno e sei mesi per Simone Borile, l’amministratore della cooperativa Edeco. Prescritte invece le accuse di frode in pubbliche forniture e assolto l’ex prefetto Cuttatia
Il giudizio di primo grado sulla gestione del centro di accoglienza di Cona tra il 2016 e il 2017 si chiude con l’assoluzione per l’ex prefetto Domenico Cuttaia, accusato di frode in pubbliche forniture, rivelazione di segreto d’ufficio e falso in atto pubblico, e degli altri vertici della Prefettura, Vito Cusumano (attuale prefetto a Bolzano) e Paola Spatuzza (dirigente responsabile dell’area immigrazione).
Nei loro confronti, l’accusa era di aver rivelato e comunicato ai gestori le date delle visite ispettive della Prefettura di Venezia
Condanne invece per i vertici della coop Edeco, incaricata della gestione del centro di accoglienza straordinaria di Cona, seppure solamente per le accuse di truffa per aver impiegato nel centro un numero di operatori inferiore a quanto previsto nel capitolato d’appalto.
I vertici della società sono stati ritenuti responsabili anche di aver sottaciuto alla stazione appaltante l’impiego giornaliero di medici e degli infermieri presso il Cas di Cona tra agosto e dicembre 2016 con un orario difforme da quanto stabilito nel capitolato di gara e subappaltando l’intero servizio medico in assenza di comunicazione, con l’obiettivo di occultare l’inadempienza, a partire dal mese di dicembre.
Nello specifico, il tribunale collegiale (composto dai giudici Stefano Manduzio, Claudia Ardita e Michela Rizzi) ha condannato a due anni e sei mesi Simone Borile; un anno a Gaetano Battocchio; un anno e sei mesi ad Annalisa Carraro (pena sospesa per questi ultimi due).
Assolti perché il fatto non sussiste, invece, dall’accusa di aver impiegato giornalmente nel servizio di assistenza sanitaria a favore dei richiedenti personale medico e infermieristico con turni e orari lavorativi inferiori a quelli previsti da contratto.
Prescritte poi tutte le accuse di frode nelle pubbliche forniture nell’esecuzione del contratto e nell’adempimento degli obblighi contrattuali assunti con la prefettura; prescrizione prossima anche per le accuse di truffa, destinate a decadere in appello.
Il cuore del processo riguardava le presunte “visite pilotate” al centro immigrati di Cona (nel Veneziano), per i contestati accordi preventivi tra la Prefettura di Venezia e la coop Edeco, per sistemare le cose prima dei sopralluoghi (richiamando personale, allestendo bagni) ed evitare rischi di chiusura dell’affollato centro rifugiati, che era arrivato ad avere fino a 2 mila ospiti. Nel corso della requisitoria, alla fine di ottobre, la pubblico ministero Federica Baccaglini aveva parlato apertamente di un «rapporto distorto tra struttura appaltante e gestore», da cui sarebbe derivata una eccessiva morbidezza dei controlli dipesa da un «interesse reciproco».
Ora, a distanza di tempo dai fatti e dopo due anni di processo, la sentenza di primo grado mette almeno per il momento la parola fine sulla vicenda.
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