Centro culturale islamico ieri un altro dietrofront

Jesolo. La comunità musulmana non è entrata nello stabile di via Aquileia «Ci andremo a pregare quando la sede avrà l’agibilità». Soddisfatta la Lega
Di Giovanni Cagnassi
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - JESOLO - CENTROP PREGHIERA ISLAM - KAMMUL HASSAN (PRIMO A SX) SPIEGA LE RAGIONI DEGLI ISLAMICI
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - JESOLO - CENTROP PREGHIERA ISLAM - KAMMUL HASSAN (PRIMO A SX) SPIEGA LE RAGIONI DEGLI ISLAMICI

Centro culturale islamico, ancora un dietrofront della comunità musulmana. Ieri all’appuntamento davanti alla sede di via Aquileia, la comunità si è presentata ancora sfilacciata e poco convinta di fare irruzione per poi essere sanzionata in quanto manca l’agibilità ai locali. Con loro anche Salvatore Esposito di Sinistra, che ha già annunciato la notifica alla Corte Costituzionale in merito alla legge regionale anti-moschee.

Dopo lunghi conciliaboli i referenti, tra cui Kamal Hossein e altri, hanno deciso di non entrare come anticipato: «Attenderemo che attivi l’agibilità che abbiamo regolarmente richiesto per i locali, ma certo questo sarà un centro culturale che arricchirà la città di Jesolo. È nostra intenzione anche andarci a pregare in quanto la Costituzione italiana tutela la libertà di culto. Ma noi vogliamo anche rispettare le leggi e, se non si può entrare, non entreremo fino a quando non sarà consentito».

La Lega Nord, con Alberto Carli e Giorgio Pomiato, ha annunciato battaglia. «Sulla possibile apertura di un centro di preghiera o culturale in via Aquileia», dicono, «noi ci auguriamo, e vigileremo che il percorso per ottenere l’agibilità segua il normale e corretto iter riservato a tutte le pratiche edilizie e non succeda che le continue sollecitazioni di chi ha inoltrato la domanda siano presupposto per un percorso preferenziale a discapito di altri cittadini, che magari attendono da mesi. Oltrettutto riteniamo che il percorso scelto per arrivare all’agibilità, paventando un centro culturale, sia solo un modo per tentare di aggirare la norma della Regione poiché in realtà ciò di cui gli organizzatori parlano sui media da giorni sembra presagire l’apertura di un vero e proprio luogo di preghiera». «Se tale deve essere», precisano, «inutile fare tanti sotterfugi, ma inoltrino chiaramente domanda a chi amministra la città di individuare una area F rispondente agli scopi».

Poi attaccano Esposito. «Le paventate minacce di manifestazioni in piazza», concludono, «sono solo il frutto di chi ha fatto della provocazione la ragione del proprio essere politico senza curarsi minimamente se questo lede i diritti altrui. Provocazione montata strumentalmente ad arte in un momento delicato come l’inizio della stagione su una cosa che poteva certamente essere fatta nel corso dello scorso inverno. Qualcuno usa questa città come cassa di risonanza per la propria visibilità invece che per risolvere veramente le necessità di quanti la vivono. In questo senso ci fa piacere constatare che la mancata agibilità dei luoghi è stata accolta con rispetto senza forzare la mano».

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