Centri estivi, quasi tremila bambini dovranno restare a casa
VENEZIA. Non sono obbligatori, ma per molti necessari. Parliamo dei centri estivi, un’opportunità per molte famiglie non solo di lasciare i propri figli in un luogo sicuro, ma anche per molti bambini di nidi, elementari e medie di socializzare. Nel 2014 quasi 2700 bambini ne hanno fruito per una spesa di circa 170 mila euro. Le attività sono state organizzate dalle sei municipalità del territorio in periodi diversi, da giugno a fine agosto, dalla mattina al pomeriggio, da lunedì a venerdì. In passato, quando il Comune godeva di buona salute, i bambini non vedevano l’ora di andare ai centri estivi per disegnare, divertirsi e anche godere delle piccole gite, delle nuotate in piscina e delle visite nei musei.
Quest’anno però i centri estivi sono un problema per un Comune che ha dichiarato lo stato di predissesto e che si ritrova alla vigilia delle elezioni amministrative con le casse vuote. L’anno scorso, a questo punto dell’anno, la situazione era critica, ma si era riusciti comunque a trovare una soluzione. Qualcuno, come la municipalità di Favaro Veneto, aveva affidato il programma ad associazioni o a centri estivi parrocchiali, riuscendo a risparmiare qualche soldo e a guadagnare qualche posto in più per i bambini. Per esempio a Favaro erano arrivati 900 bambini in due mesi abbondanti (100 in più del 2013), per un totale di 42 moduli. Per modulo si intende un periodo di due settimane a 90 euro, con un buono pasto mensa di Ames all’incirca di 4 euro, a seconda che sia per un alunno delle elementari o delle medie. La Municipalità di Venezia, Murano e Burano ha invece dato disponibilità per 200 posti, suddivisi in due moduli a luglio, sparsi in 14 sezioni del territorio. Tra le Municipalità che hanno riscosso più iscritti c’è Marghera con l’Associazione ABC Marghera che ha raggiunto 850 bambini, utilizzando cinque sedi e offrendo cinque moduli. Stesso numero a Chirignago Zellarino e Gazzera. Quasi 700 invece gli alunni di Mestre provenienti da 368 famiglie che hanno inviato i propri figli nel periodo di luglio e agosto. Lido e Pellestrina hanno avuto 85 richieste che sono state soddisfatte nel mese di luglio con cinque moduli.
«I centri estivi non sono un servizio aggiuntivo», hanno detto Ezio Ordigoni e Silvia Grandese di Favaro Veneto, rispettivamente presidente e direttrice di Municipalità, «perché garantiscono una sicurezza alle famiglie. Noi qui siamo in 23 mila come abitanti, ma la realtà del posto è fatta di un tessuto molto popolare. Molte famiglie lavorano e hanno bisogno di sapere che i loro figli sono in un luogo protetto e che qualcuno si sta occupando di farli crescere e divertire». In genere gli appalti venivano dati alle cooperative, ma da quando i soldi mancano si è trovato come soluzione quella di rivolgersi alle associazioni, come l’Associazione genitori Quartiere Piave 1866, attiva comunque da anni sul territorio. Insomma, nonostante qualche difficoltà si era riusciti a tamponare un’emergenza.
«I centri estivi hanno una loro caratterizzazione», ha detto Enzo Maurizio di Chirignago, Zelarino e Gazzera, «perché sono fatte a misura di famiglia e, anche chi non se lo poteva permettere, poteva accedere in base all’Isee o a forme di solidarietà garantite proprio dal Comune. I bambini hanno bisogno di giocare e di consolidare forme di socialità per crescere».
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