Centenario del martirio, gli armeni di Venezia: «E' un grande Papa»
VENEZIA. «La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come “il primo genocidio del XX secolo”. Essa ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana. Le altre due furono perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo». È il giorno della celebrazione per il centenario del martirio armeno. Le parole del Papa, domenica scorsa, sono risuonate nella Basilica di San Pietro e sono andate lontano, scatenando le proteste del governo turco.
I fatti sono noti: Ankara ha convocato subito il nunzio apostolico monsignor Lucibello per esprimere contrarietà e ha richiamato il proprio ambasciatore Pacaçi presso la Santa Sede per consultazioni. L’eco del saluto coraggioso del Papa all’inizio della celebrazione per i fedeli di rito armeno è arrivato anche in laguna, nell’Isola di San Lazzaro degli Armeni. I religiosi erano presenti a Roma, anche i due giovani diaconi, Anton e Grigor, che hanno partecipato alla messa accanto al Santo Padre. L’Abate Elia Kilaghbian rievoca i momenti della cerimonia e analizza lo “scontro diplomatico” tra il Vaticano e la Turchia definendolo “positivo”: «La reazione turca era prevedibile e obbligatoria. Almeno se ne parla. Fino a pochi anni fa c’era censura totale. Lo Stato che ha due anime deve preparare il suo popolo. Ci vuole pazienza e cooperazione. Anche i turchi soffrono e desiderano arrivare a una conclusione. Siamo due popoli vicini, prima o poi si deve trovare una soluzione equilibrata. Non siamo più al primo gradino del dialogo».
In questi giorni in centro storico si sono susseguiti vari incontri con la partecipazione di Armeni e Turchi. L’Abate vi ha partecipato: «Studiosi turchi hanno detto che non bisogna nascondere la realtà ma è necessario affrontare la problematica insieme. Speriamo con tranquillità». Padre Elia evidenzia un comune denominatore: «Una gran parte dei cognomi armeni sparsi in tutto il mondo deriva da parole turche. Come mai? Significa che il popolo armeno viveva in Turchia o nell’Armenia storica». E conclude ricordando: «Con il Papa abbiamo vissuto due grandi eventi. Il primo è storico: la celebrazione del centenario del martirio; il secondo è eterno: la proclamazione a Dottore della Chiesa di San Gregorio di Narek. È la prima volta che viene riconosciuto un Santo armeno».
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