Cellula jihadista sgominata a Venezia: volevano farsi saltare a Rialto

VENEZIA. Un blitz di Polizia di Stato e Carabinieri è scattato durante la notte nei confronti di una cellula jihadista in pieno centro a Venezia. L'operazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della città lagunare. Alla cellula gli investigatori sono arrivati grazie ad una capillare attività di controllo del territorio, svolta in stretto coordinamento da polizia e e carabinieri. La cellula aveva in programma di organizzare un attentato a Rialto.
L'operazione ha portato all'arresto di tre persone e al fermo di un minorenne, tutti cittadini originari del Kosovo e residenti in Italia con un regolare permesso di soggiorno. Hanno tutti meno di trent'anni, il più vecchio è del 1989. Ben integrati, vivevano qua da due anni, e lavoravano come camerieri in locali e ristoranti del centro storico.
In una delle intercettazioni, uno dei tre dice: "Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qui, mettere una bomba a Rialto".
ll particolare dell'intercettazione stato reso noto dal procuratore reggente di Venezia Adelchi D'Ippolito. Il magistrato ha sottolineato che i quattro kosovari - tre arrestati e un minore fermato - erano impegnati "in una vera e propria attività di autoaddestramento al fine di prepararsi a compiere attività criminali e attentati da un lato attraverso esercizi fisici e dall'altro esaminando video dei fondamentalisti dell'Isis che spiegavano l'uso del coltello, come si uccide con un coltello".

E' stato accertato anche che compivano simulazioni per confezionate esplosivi fatti in casa. "Da parte di tutti c'era una grande adesione all'ideologia dell'Isis e ai recenti attentati - ha aggiunto d'Ippolito - in particolare quello a Londra del 22 marzo scorso che ha ricevuto grandi consensi e apprezzamenti". Gli arrestati sono Fisnik Bekaj, 24 anni, Dale Haziraj di 25, Arjan Babaj, di 27 anni.
In altre intercettazioni si legge: "Non vedo l'ora di giurare ad Allah. Se mi fanno fare il giuramento sono gi pronto a morire". Un altro degli indagati, invece, definisce "un grande" un terrorista che in uno dei video di propaganda del Califfato prepara una bomba e la mette in uno zaino, per poi andare a farsi esplodere.
L’operazione di Venezia conferma l’impegno contro il terrorismo. Ottimo lavoro di squadra, @poliziadistato e @_Carabinieri_ !
— Roberta Pinotti (@robertapinotti) March 30, 2017
Eseguite anche 12 perquisizioni: dieci in centro storico a Venezia, una a Mestre e una a Treviso.
L'indagine è stata svolta dagli uomini del reparto operativo dei Carabinieri e dal personale dalla Digos di Venezia: dopo aver individuato la cellula, sono state ricostruite le dinamiche relazionali, la radicalizzazione religiosa dei vari soggetti, i luoghi che frequentavano.

All'operazione hanno partecipato anche il personale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, unità cinofile dei Carabinieri, il nucleo Artificieri della questura di Venezia e personale della Polizia scientifica.
Sono intervenuti anche i reparti speciali di Polizia e Carabinieri, i Nocs e i Gis. Dalle prime intercettazioni sembra che i terroristi stessero preparando un attentato: volevano farsi saltare sul Ponte di Rialto, per fare centinaia di morti. Dicevano che fare un attentato a Venezia sarebbe stato un "colpaccio".
Il blitz è scattato nella notte in un palazzo vicino al teatro La Fenice e almeno due degli arrestati lavoravano come camerieri in un locale a Venezia. Uno dei terroristi è stato preso vicino al cinema Rossini in zona Campo Manin.

Pare che i terroristi fossero molto interessati a video con istruzioni sull'uso dei coltelli per uccidere. Negli ultimi tempi parlavano con insistenza di compiere un attentato. Il blitz è scattato anche per l'approssimarsi della Pasqua e il timore fondato che per l'occasione i terroristi stessero progettando qualcosa. In mattinata sono arrivati i complimenti per l'operazione, tra gli altri, dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dal presidente del Veneto, Luca Zaia, e dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Grazie a Procura,Prefettura e a tutte le FF.OO. per questa importante operazione,che conferma la costante attività di controllo a #Venezia. https://t.co/Yw8MnpMrPi
— Luigi Brugnaro (@LuigiBrugnaro) 30 marzo 2017
L'indagine, avviata nel 2016, conferma la presenza di persone fortemente radicalizzate originarie dai Paesi balcanici. Uno dei tre arrestati, Arjan Babaj era tornato dalla Siria, dove aveva combattuto, passando per Kosovo. Ed è stato il suo rientro a destare i primi sospetti, è lui l'uomo chiave che ha "dato inizio all'indagine". "Il gruppo è stato monitorato - hanno spiegato gli investigatori - anche per periodi lunghi, anche quando non emergevano cose significative".
Sempre secondo gli investigatori a cellula jihadista non sarebbe stata in grado di colpire, proprio perché "attenzionata" da mesi parte delle forze dell'ordine. L'ipotesi di reato contestata è di terrorismo in associazione, confermata dall'attività digitale con contatti in tutto il mondo e dal materiale trovato nelle due abitazioni a disposizione degli indagati.
Durante le perquisizioni sono state trovate alcune pistole, di cui si sta ora valutando l'effettiva efficienza. Il procuratore Adelchi D'Ippolito ha comunque puntualizzato che l'elemento delle armi per gli jihadisti "del tutto secondario", in quanto il modus operandi quello di procurarsi armi o esplosivo alla vigilia dell'azione programmata. Nel recente caso di Londra, per esempio, per l'attentatore è stato sufficiente l'utilizzo di un coltello.
La testimonianza. "La luce sulle scale si accendeva e spegneva in continuazione; credevo ad un guasto, allora sono uscito dall'appartamento, e c'era un carabiniere con il passamontagna: mi ha detto: 'dentro e zitto' ".
Rivive così Angelo Malandra, amministratore del condominio di Venezia dove risiedevano i presunti terroristi, il blitz delle forze dell' ordine che nella notte ha portato a sgominare la cellula kosovara. L'irruzione è partita alle 4 del mattino, poi l'operazione si è protratta fino alle 6.
Passato lo sgomento, Malandra ha continuato la sua giornata, andando a verificare quale fosse il contratto d'affitto stipulato a suo tempo dai kosovari che abitavano l'alloggio sopra il suo. "Sono andato a prenderlo nell'agenzia dov'era stato formato 6-7 mesi fa, e mi sono accorto che era è tutto regolare, ma scadeva a luglio: se qualcosa dovevano fare sarebbe dovuto accadere entro quella data".
Il patriarca: "Sollievo e gratitudine". "Di fronte alla notizia dell'operazione portata a termine questa mattina dalle forze dell'ordine, coordinate dalla magistrature - osserva il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia - si avverte un vero senso di sollievo e profonda gratitudine nei confronti delle istituzioni. una notizia che dà fiducia e fa in modo che i cittadini non si sentano soli; percepiamo la città più sicura, tanto per chi vive in essa quanto per chi vi lavora e i turisti che, ogni giorno, l'affollano. Viviamo in un tempo difficile per la sicurezza e ci chiede da parte di tutti più attenzione e vigilanza. In ogni modo, è importante che la domanda di sicurezza - che sale dalla collettività - riceva risposte come quella che stata data oggi".
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