Celentano accusa: «Zaia, Costa e i sindaci mandanti dell’assassinio di Venezia»

Lungo articolo del «molleggiato» sul «Fatto Quotidiano» contro le grandi navi in Laguna: «L’inchino della Carnival Sunshine non è altro che la prova generale di un imminente disastro»
Adriano Celentano in una foto d'archivio. "Siamo di fronte ad interventi di chiara natura censoria, mossi da una forza politica che sta cercando di comprimere gli spazi di informazione e la libertà di espressione perché si trova in manifesta difficoltà nei confronti dell'elettorato": lo dice Santoro tornando sulle polemiche scatenate dall'intervento ieri sera in trasmissione di Adriano Celentano che ha dichiarato di votare per Giuliano Pisapia. ANSA / CLAUDIO ONORATI
Adriano Celentano in una foto d'archivio. "Siamo di fronte ad interventi di chiara natura censoria, mossi da una forza politica che sta cercando di comprimere gli spazi di informazione e la libertà di espressione perché si trova in manifesta difficoltà nei confronti dell'elettorato": lo dice Santoro tornando sulle polemiche scatenate dall'intervento ieri sera in trasmissione di Adriano Celentano che ha dichiarato di votare per Giuliano Pisapia. ANSA / CLAUDIO ONORATI

VENEZIA. I mandanti di un lento e inesorabile «assassinio perpetrato alla città di Venezia»? Adriano Celentano fa i nomi e cognomi: il presidente Luca Zaia, l’ex sindaco e ora presidente del porto Paolo Costa e soprattutto i sindaci che hanno governato Venezia in questi anni, da Massimo Cacciari a Giorgio Orsoni. È un attacco a tutto campo quello del «molleggiato» dalle pagine del «Fatto Quotidiano». Uno sfogo contro i «mostri» che sfregiano Venezia e la sua Laguna, soprattutto dopo il presunto “inchino” della Carnival Sunshine al suo armatore Micky Arison nel bacino di San Marco.

Il cantante non esita a rivolgere pesanti accuse ma rivolge anche un accorato appello ai ministri Lupo e Orlando: «Fermate questo sacrilegio umanitario. Le plateali gesta condotte dalla Carnival Sunshine Corporation nella Laguna di Venezia non sono altro che le prove generali di un imminente disastro che potrebbe abbattersi sulla città più bella del mondo».

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