Cavarzere: ecco Gioele, il bimbo che aveva fretta di nascere
CAVARZERE. «È successo tutto talmente in fretta che, quasi, non me ne sono resa conto».
Il giorno dopo il parto in diretta telefonica, Erica Bertaggia e suo figlio Gioele sono serenamente insieme in un letto del reparto di ginecologia dell’ospedale di Chioggia. Lui, manco a dirlo, è affaccendato con la poppata e lei sorride al ricordo di quell’esperienza così insolita. «Avevo fatto il controllo di routine alla mattina», racconta Erica, «e tutto andava bene. Verso mezzogiorno ho sentito qualche dolorino, ma non ci ho dato peso». Il parto, infatti, era programmato con taglio cesareo per la prossima settimana. «Alle tre, invece, ho sentito le doglie e ho capito che non ce l’avrei fatta ad arrivare in ospedale».
Erica non è alla sua prima gravidanza. Venti mesi fa, tramite parto cesareo, ne aveva portata a termine un’altra dalla quale sono nati due gemelli, Peter e Noah, entrambi maschi. «Ma io non sapevo nulla di doglie e tempi di contrazione. Mi hanno aiutato l’operatore del 118 e mia zia». La zia è stata la prima persona ad arrivare a casa di Erica, dopo essere stata chiamata per telefono. Ma il bambino stava giá nascendo e l’unica cosa che le due donne potevano fare era la chiamata al 118. «Mi hanno subito dato istruzioni precise», racconta la neo mamma «su come misurare le contrazioni, quando spingere, ecc. e con la zia al mio fianco abbiamo seguito quanto ci veniva spiegato. Tempo pochi minuti, non più di una decina, e Gioele è nato. Poi mi hanno detto di farlo piangere e di pulire il viso. Abbiamo anche srotolato il cordone ombelicale che aveva attorno al collo».
Insomma un lavoro di preparazione che agli operatori del Suem, pochi minuti dopo, ha permesso di caricare rapidamente mamma e figlioletto in ambulanza per portarli all’ospedale di Chioggia. Ieri la notizia del “parto telefonico” rimbalzava giá su quotidiani e pagine facebook e, anche se non c’era il nome, «molti hanno capito che sono io quella mamma» dice Erika. «Gioele, è giá famoso, appena venuto al mondo».
I messaggi e le telefonate di congratulazioni non sono mancati, particolarmente gradito, dice Erica, quello della cognata, ma in ospedale sono corsi a trovarla, finora, solo i parenti più stretti, compreso il marito Joseph che il giorno del lieto evento era in giro per lavoro. «Fa l’autista di camion», spiega Erica, «e ci sono momenti in cui lo vedo molto poco. Ma Gioele è venuto subito a conoscerlo. Il nome, tra l’altro, lo avevamo deciso pochi giorni prima, sabato». E adesso? «Ora devo pensare a fare la mamma», risponde Erica, «tre figli sono abbastanza impegnativo da crescere e, nei prossimi anni avranno bisogno di tutte le nostre attenzioni. Tra l’altro devo ringraziare la zia che, in questo mesi, mi ha molto aiutata. I miei altri due figli erano da lei quando Gioele ha cominciato a farsi sentire. E, ovviamente, devo ringraziare gli operatori del 118 e il personale del reparto che mi sono molto vicini». Il reparto di ginecologia, dove si trovano ora madre e figlio è diretto dal professor Luca Bergamini che aveva giá seguito la donna in occasione della precedente gravidanza. Il parto, però, era avvenuto a Padova per una piccola complicanza superata senza problemi. A Chioggia vengono trattati anche i casi di nascite premature della 34esima settimane in poi ma per altri problemi le gestanti vengono indirizzate verso ospedali di riferimento in ambito regionale.
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