Sempre più lavoratori veneziani fanno causa ai loro datori

I dati dell’Ufficio Vertenze della Cisl. Il settore con più cause è il commercio, in aumento le telecomunicazioni. De Faveri: «Cambiato l’atteggiamento dei lavoratori». Ma chi è assunto nelle piccole realtà fatica ad intentare i procedimenti

I dati dell'Ufficio Vertenze della Cisl di Venezia
I dati dell'Ufficio Vertenze della Cisl di Venezia

Nella provincia di Venezia aumentano sempre più le cause collettive dei lavoratori. Lo rileva l’Ufficio Vertenze della Cisl di Venezia analizzando l’attività del 2024, in cui si registra una crescita di gruppi di dipendenti che intentano un procedimento verso la propria azienda.

Anche lo scorso anno, il settore dove si è registrato il maggior numero di cause è il Commercio (32,40 per cento), seguito dal Metalmeccanico e dalle Telecomunicazioni (entrambi al 19,92 per cento), dall’Edilizia (14,87 per cento) e dai Trasporti (7,99 per cento). Rispetto al 2023, però, va rilevato il corposo aumento delle Telecomunicazioni nel quale, a fare la differenza, è stata senza dubbio la causa avanzata da 140 lavoratori di Tim e FiberCop contro l’assorbimento dei superminimi individuali imposto dall’azienda ancora nel 2018.

«Sinora, tramite l’Ufficio Vertenze della Cisl Venezia – spiega Massimo Bellio della Fistel Cisl Venezia – sono stati depositati 17 procedimenti collettivi avanti al Tribunale di Milano: ne sono già state vinti tre, con il recupero degli arretrati anche ai fini del salario differito e altre saranno discussi nelle prossime settimane. Tenuto conto del mancato assorbimento operato in occasione di tutti i rinnovi contrattuali precedenti al 2018, i giudici hanno ritenuto essersi instaurato un uso aziendale che ha fatto venir meno l’assorbibilità del superminimo ritenendola illegittima».

Negli ultimi dieci anni (periodo 2015-2024 compresi), le cause per l’Ufficio Vertenze della Cisl Venezia sono state oltre 3 mila; mentre nel periodo dal 2015 al 2021 le collettive si attestavano intorno al 7 per cento del totale, in quello successivo al Covid sono più che triplicate rispetto a quelle individuali.

«Crediamo che questo denoti un cambiamento dell’atteggiamento dei lavoratori – spiega il responsabile dell’Ufficio Vertenze della Cisl Venezia Marco De Favari – che durante la pandemia hanno accettato e supportato le difficoltà aziendali comprendendone le ragioni ma ora, anche a fronte del miglioramento della situazione generale, dei rendimenti di molte società e del costo della vita, hanno iniziato a promuovere azioni utili a recuperare almeno una parte di quanto dovutogli. E lo fanno assieme, riscoprendo il reciproco coinvolgimento e la condivisione di responsabilità. Tuttavia, ciò accade solo nelle medie e grandi aziende e in quelle partecipate, dove c’è la percezione di una maggiore sicurezza nel mantenimento del posto di lavoro. Nelle piccole aziende, come ha più volte ribadito la Corte Costituzionale, le norme non rappresentano un deterrente quanto basta dissuasivo per offrire la stessa sicurezza che viene percepita in quelle più grandi. Dunque, è più raro che i dipendenti agiscano in modo collettivo nei confronti del datore di lavoro».

Nella città metropolitana, comunque, sono gli italiani a intentare il maggior numero di cause, anche se la percentuale di stranieri è in crescita; queste riguardano soprattutto le aziende con meno di 15 dipendenti (72,44 per cento), a seguire quelle dai 15 ai 50 con il 19,58 per cento, dai 51 ai 100 con il 6,07 per cento e oltre i 100 con l’1,91 per cento. «Purtroppo – precisa De Favari – questo si deve principalmente alle cause individuali di recupero degli stipendi non pagati, stante il fatto che le piccole e medie aziende vanno più spesso incontro a problemi di liquidità. Per fortuna, quando questo accade nell’ambito di un appalto, la norma offre la possibilità di recuperare le retribuzioni direttamente dall’azienda appaltante».

Le età più coinvolte tra i lavoratori sono dai 31 ai 50 anni e dai 51 ai 70 anni. Sono dunque poco frequenti le vertenze promosse dai giovani, perché soggetti a una maggiore precarietà, ma anche per una minore conoscenza dei propri diritti e di come farli valere. Va evidenziato che, mentre nella seconda fascia gli italiani rappresentano il 90,3 per cento, nella prima tra i 31 e i 50 anni la componente straniera aumenta dal 9 per cento al 37 per cento. Pertanto, in quella intermedia, rispetto a quella più avanzata, i lavoratori stranieri rappresentano un dato statistico importante.

La componente estera maggioritaria è quella del Bangladesh che rappresenta l’11 per cento fra i 31 ed i 50, ma arriva addirittura al 25 per cento dei lavoratori nella fascia dei più giovani fra 18 e 30 anni.

«I dati – commenta il segretario generale della Cisl Venezia Michele Zanocco – dimostrano il bisogno di tutela che ancora oggi i lavoratori richiedono. Con questa attività comproviamo, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, come la capacità della Cisl di tentare sino in fondo un accordo negoziale con le imprese, non si fermi al tavolo delle trattative ma quando se ne dimostra la necessità, i nostri servizi si attivano anche per intentare cause legali alle aziende di tutte le dimensioni. I numeri precedenti che forniscono la platea delle persone rivoltesi a noi per avere giustizia, si sono tradotti nel solo 2024 in oltre 5 milioni di euro restituiti ai lavoratori».

Interessante analizzare anche come sono distribuite le vertenze nella provincia, che offrono uno spaccato delle varie comunità presenti e conferma, come avvenuto pure negli ultimi anni, l’assenza dei cinesi, nonostante la folta comunità.

Nel comprensorio del Veneziano, ad esempio, gli italiani sono il 64,42 per cento, con a seguire i bengalesi ad oltre il 19 per cento e staccati gli albanesi con il 3 per cento. Nel Miranese, invece, i nostri connazionali sono il 70 per cento, seguiti dai moldavi al 7 per cento e i marocchini. Passando al Sandonatese, la percentuale nettamente più alta è di italiani all’86,85 per cento, poi troviamo gli albanesi con solo il 2,39 per cento e i moldavi. A livello metropolitano appaiono poi altre nazionalità fra cui ucraini, bosniaci, tunisini, kossovari, serbi, srilankesi, nigeriani colombiani e venezuelani.

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