Categorie economiche divise sulla separazione tra Venezia e Mestre

Artigiani e commercianti invitano i loro iscritti a partecipare. Albergatori e esercenti se ne disinteressano. Magliocco: «Io dico si» 

VENEZIA-MESTRE. Il referendum sulla separazione tra Venezia e Mestre che si terrà il primo dicembre divide le categorie economiche della città, ma prevale comunque in molti la voglia di andare a votare e l’indicazione - almeno nella città storica - sembra più orientata verso il sì.

«L’indicazione della Confartigianato ai suoi iscritti - commenta il segretario Gianni De Checchi - è quella comunque di partecipare al voto, esprimendo le proprie libere convinzioni favorevoli o contrarie alla separazione amministrativa delle due città. Se devo dire quello che è in questo momento il sentire più diffuso tra gli artigiani veneziani è quello per il sì alla separazione. Ma, al di là di come ciascuno la pensi, invitare all’astensionismo è per me aberrante è quelli che invitano a non votare non sono per me dei buoni maestri. Il voto è un diritto-dovere democratico che va sempre esercitato».



«Il referendum non mi interessa, l’Associazione Veneziana Albergatori non se n’è occupata, ha ben altri problemi in questo momento, molto più seri e personalmente non andrò a votare», è invece il lapidario commento il direttore dell’Ava Claudio Scarpa.

Non dissimile da quello del segretario dell’Aepe, l’Associazione Pubblici Esercenti di Venezia Ernesto Pancin, anch’egli laconico sull’argomento: «L’Aepe non ha dato alcuna indicazione ai suoi iscritti rispetto al referendum, ciascuna si regolerà come crede».

Più articolata invece la posizione di Roberto Magliocco, presidente dell’Ascom, l’Associazione commercianti veneziana: «L’indicazione che abbiamo dato agli iscritti dell’Ascom rispetto al referendum - spiega Magliocco - è quella di andare a votare, decidendo poi in base alla propria coscienza se schierarsi per il si o per il no alla separazione amministrativa tra Venezia e Mestre. Personalmente non ho difficoltà ad anticipare che io sono a favore della separazione, perché i problemi di Venezia non sono quelli di Mestre e la città d’acqua ha bisogno di un’attenzione diversa e specifica che non hai avuto dalle Amministrazioni comunali, non solo quella attuale ma anche quelle precedenti.

«Penso, anche da presidente di Assonautica, che manchi proprio l’attenzione e la sensibilità ai problemi della città d’acqua, siamo arrivati al punto che è addirittura vietato accostarsi alle barene e anche i progetti che abbiamo presentato non sono mai stati presi in considerazione. Si pensa soprattutto a Mestre e del resto l’85 per cento dei consiglieri comunali sono mestrini, chi dovrebbe seguire i problemi di Venezia? Credo che il Comune autonomo porterà per forza a una sensibilità maggiore verso la specificità veneziana».

Anche dal punto di vista dell’informazione, Confartigianato e Ascom da una pate e Ava e aepe dall’altra esprimono posizione diverse. Artigiani e commercianti hanno infatti in programma incontri e dibattiti tra sostenitori del sì e del no. Ava e Aepe invece non hanno programmato alcuna iniziativa di questo tipo. Il referendum, com’è noto, si giocherà su due fronti.

Da una parte l’esito vero e proprio di questa quinta consultazione, dopo che le prime quattro hanno sempre visto la prevalenza del no e degli unionisti. Dall’altra il raggiungimento del quorum, cioè del superamento del 50 per cento degli aventi diritto, che lo renderebbe ben più importante. —

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