Casson: si può pregare anche in piazza San Marco

Il candidato sindaco del Pd smorza i toni: «È meglio se usiamo il buon senso». No secco di Brugnaro. Zaccariotto: «Non si offendano i sentimenti della gente»
Interpress/Mazzega Morsego Venezia. 08.05.2015.- Biennale Moschea nel padiglione Islanda all'Abazzia
Interpress/Mazzega Morsego Venezia. 08.05.2015.- Biennale Moschea nel padiglione Islanda all'Abazzia

VENEZIA. «Venezia è città che rispetta tutti e pretende eguale rispetto. Si tratta di un’installazione della Biennale, dove si può pregare. Non di una moschea. Ma si può pregare anche in piazza San Marco o alla Giudecca. Ecco, è meglio se usiamo il buon senso». Felice Casson, candidato a sindaco del centrosinistra veneziano, non vede la polemica sulla moschea dentro la chiesa dell’allestimento del padiglione islandese. Nella sua lista civica ci sono anche rappresentanti della comunità islamica, ma l’ex magistrato precisa di non aver promesso, in caso di vittoria, la realizzazione della moschea in città. «Sono italiani, pagano le tasse da tanti anni e sono brave persone. Poi le moschee, come le chiese, non si chiedono. E per me se si rispettano le regole non ci sono problemi. So che la comunità islamica chiede da tempo una moschea in terraferma ma la procedura di autorizzazione e verifica segue il normale iter».

Altri candidati sindaci di Venezia sono contrari, come Francesca Zaccariotto: «Sicuramente l’effetto spettacolare è stato raggiunto, tuttavia personalmente ritengo che non tutto sia ammesso in nome dell’arte e della libera creatività». Non si può abusare della «apertura e tolleranza di Venezia, città che ha nel dna, l’accoglienza, lo scambio», col mondo. Inserire una moschea in una chiesa, continua, «è un insulto: non trovo giusto offendere i sentimenti della gente, la fede dei veneziani, e le tradizioni culturali della città che hanno le loro radici nella chiesa cristiana, non nel culto dell’islam». La critica va anche a quanto sta accadendo «ai cristiani per mano degli integralisti e dei fondamentalisti islamici».

Secco il no di Luigi Brugnaro: «Non sono d’accordo con questa iniziativa. Perché manca la reciprocità. Quando vedrò costruire le chiese in Arabia allora sarò a favore di una moschea in città. A Venezia siamo alla svendita e all’anarchia. E questo fatto mi dice che ho fatto bene a dire di no quando dal Comune mi dicevano di dare la Misericordia agli arabi».

È un progetto artistico per Luca Zaia, presidente della Regione, un allestimento, «una provocazione, perché, pur in certi limiti, agli artisti è concessa una “no fly zone” in cui è concesso tutto, particolarmente in un contesto di città cosmopolita come è la Biennale». Ma «gli allestimenti non devono mai trasformarsi in realtà». E continua: «Il problema rispetto a questa chiesa è nostro, perché siamo noi che l’abbiamo sconsacrata. Certo, non deve mai trasformarsi in un luogo di culto; ma il vero tema riguardante le moschee, però, non è quello della libertà di culto, ma quello del rispetto delle regole».

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