Casson rompe gli indugi: si candida, ma è solo

Scaricato anche dall’Udc. Il sindaco: «Non voglio condannare la città a un nuovo inizio»

CHIOGGIA. Casson si ricandida, ma senza partiti. Il sindaco ieri ha rotto il silenzio confermando la sua corsa alle prossime amministrative per «concludere quanto iniziato e per evitare a Chioggia il dramma di un eterno nuovo inizio». Nessun partito al momento accanto a lui, nemmeno la’Udc, che non lo sosterrà in questa nuova sfida. Solo, sul palco della sala San Filippo Neri (sotto l’immagine di Gesù Cristo in croce), ha parlato per quasi due ore spiegando il perché della sua decisione, maturata dopo un confronto con la famiglia e gli amici più stretti.

«Sono stati cinque anni difficilissimi», sostiene Giuseppe Casson, «ho navigato in mezzo alla tempesta, spesso solo, senza equipaggio, in un mare impetuoso a causa delle continue manovre statali che hanno messo in ginocchio gli enti comunali. Sono stato in trincea e mi sono sporcato il viso e le mani di fango. Ho maturato un’esperienza importante, fatta anche di errori, non ho problemi a dirlo, che non voglio sia dispersa. Ho lavorato sodo su partite decisive e vorrei completare il percorso. So che può attirare di più un volto nuovo, un messia che prometta l’impossibile, ma non voglio condannare Chioggia a un nuovo inizio, perdendo il lavoro di cinque anni». Casson ha parlato di cinque partite fondamentali (agricoltura, Legge speciale, pesca, porto, turismo) ricordando quanto fatto e i traguardi che potrebbero essere raggiunti a breve (valorizzazione dei mercati ittico e orticolo, scavo del porto a 11 metri, potenzialità fluviomarittime, acquisizione del Forte di San Felici, pista ciclabile dal Delta del Po a Cavallino). Ha ringraziato la squadra di amici e di collaboratori che lo ha aiutato nell’ultimo anno e mezzo (dopo il divorzio con il Pd ), ha ringraziato più volte la moglie Micaela che gli ha permesso di dedicarsi alla città e che lo ha spronato a continuare a farlo.

«Mi ripresento, almeno per il momento, da solo», conferma Casson, «con la mia storia, con la mia esperienza, con i contatti che ho saputo creare a Roma e nel territorio veneto. Sono un uomo libero, senza vincoli. Le porte sono aperte, sono disposto a dialogare con tutti purché si condivida con me lo spirito e il lavoro sui cinque punti. Se nessuno ci crederà arriverò alle urne da solo chiedendo alla città di darmi fiducia». In sala molti professionisti, qualche esponente di Forza Italia e Lega a titolo personale, gli assessori tecnici Elena Segato e Marco Dughiero, e amici. Nessun volto dell’Udc con cui il divorzio è ormai consumato. «Non c’ero perché non sosteniamo più Casson», spiega il segretario scudocrociato, Aldo Piovesan, che sta tenendo incontri con Fratelli d’Italia e Fare. Scaricato anche da Luigi Brugnaro, sarà sostenuto invece dal movimento Rinascere. «Non c’è alcuna alternativa seria a Casson», spiega il consigliere Sandro Varagnolo, «bene farebbe più di qualcuno a redimersi».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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