Cassaforte rubata all’aeroporto di Venezia, sospesi due lavoratori

A dicembre erano spariti 135 mila euro. Ora si scopre che all’area di sicurezza potevano accedere cento persone
Scattolin/Foto Agenzia Candussi/Aeroporto Marco Polo Venezia/Aumento controlli di sicurezza in seguito agli attentati a Bruxelles.
Scattolin/Foto Agenzia Candussi/Aeroporto Marco Polo Venezia/Aumento controlli di sicurezza in seguito agli attentati a Bruxelles.

TESSERA. Furto all'aeroporto Marco Polo di 135mila euro dell’Airest, l’azienda sospende i due responsabili che potevano accedere alla cassaforte. Sul furto sta indagando la polizia di frontiera che fa servizio all’aeroporto. Ma il giallo sul furto sembra rimanere tale. Anche perché nella stanza che conteneva la cassaforte, da dove sono spariti i soldi, potevano accedere molte persone. E questo nonostante la cassaforte si trovi in area protetta.

Soldi spariti. Erano molti i soldi spariti nel nulla dalla cassaforte della società che gestisce i bar dell'aerostazione. Un furto da veri professionisti che per il momento sembra non aver lasciato tracce, denunciato alla polizia di frontiera che fa servizio all'interno del Marco Polo. I soldi sono spariti ad una società che fa parte del Gruppo Airest Spa. Si tratta di una società internazionale specializzata nella gestione di servizi food & beverage e retail nel settore “travel retail”. Nasce nel 2001 per gestire il retail e la ristorazione nel nuovo aeroporto di Venezia Marco Polo. Attraverso contratti di concessione è oggi presente con oltre 213 punti vendita in aeroporti, autostrade, stazioni ferroviarie, centri commerciali, outlet e musei in 11 Paesi tra Europa, Medio Oriente e Cina con più di 2100 dipendenti. Il Gruppo Airest Spa è controllato dal Gruppo Save Spa di Enrico Marchi.

Area protetta. I soldi sono spariti da una cassaforte dove vengono messi in deposito non solo i soldi dei bar e dei ristoranti dell’aeroporto ma anche di tutti i negozi. Nell’ufficio che ospita la cassaforte, trova posto anche un altro piccolo forziere e una cassa continua. La stanza si trova in area protetta e per arrivarci si passa il controllo della sicurezza. Ma sono un centinaio coloro che ci possono entrare. Addirittura anche gli stagionali che lavorano nei negozi o nei bar. Sono parecchie le copie delle chiavi della cassaforte. Capita spesso che in estate per inserire le buste con i soldi all’interno della cassaforte bisogna premere le altre, talmente ce ne sono.

Il colpo sarebbe avvenuto tra il 10 e il 20 dicembre scorsi. La prima cosa certa è che il 20 un addetto della società controllata da Save apre la cassaforte per prelevare del denaro. All'interno ci sono anche documenti. Composta la combinazione segreta di numeri per sbloccare la cassaforte, apre il forziere. Rimane senza fiato.

Infatti all'interno non c'è l'ombra di un euro. Lui era convinto di trovare del denaro, parecchi soldi. Controlla più volte per verificare se i soldi c'erano. Ma niente, nemmeno mezzo euro. L'addetto della società a quel punto controlla i documenti della contabilità per accertarsi che il denaro non fosse stato prelevato da altri in un altro momento. O addirittura, si augura, mai versato.

Niente di tutto questo. I soldi non ci sono e basta. Avvertito un suo superiore iniziano delle verifiche per capire se realmente i soldi erano stati depositati nella cassaforte e che non fossero stati prelevati da qualcuno della società con procedure anomale. Inutile ogni controllo, nulla di anomalo viene riscontrato nelle operazioni di deposito dei soldi che rappresentano l'incasso dei bar gestiti in aerostazione. Della scomparsa del denaro si riparla quindici giorni dopo quando i responsabili della società si presentano dalla polizia di frontiera per denunciare il

Indagini. Naturalmente il tempo trascorso non gioca a favore delle indagini. La cassaforte non era stata scassinata in nessun modo e di conseguenza era stata aperta regolarmente. Molto probabilmente la persona sapeva quali soldi erano da prendere. Le sorprese non erano finite. Infatti l'aerostazione è una struttura che ha telecamere di videosorveglianza posizionate in ogni dove. Soprattutto a protezione delle aree d'imbarco e degli uffici. Ebbene quelle che dovevano servire a proteggere i corridoi e gli uffici dove era custodita la cassaforte con i soldi erano state oscurate e di conseguenza nessuno è stato ripreso mentre entrava o usciva dall'ufficio nel momento in cui è stato commesso il furto.

 

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