Caso Zaccariotto-Maritan chiesto il rito abbreviato
L’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Venezia Francesca Zaccariotto, ex sindaco di San Donà, il pregiudicato sandonatese Luciano Maritan, e l’ex dirigente delle Risorse umane del comune Eugenia Candosin, giovedì dovranno presentarsi davanti al giudice veneziano Barbara Lancieri dopo che la Procura ha chiesto il loro rinvio a giudizio. Ma i loro difensori, gli avvocati Fabio Pinelli, Annamaria Marin e Piero Barolo, vogliono evitare il processo in aula e hanno già preannunciato che chiederanno il rito abbreviato. Si faranno, cioè, giudicare dal giudice dell’udienza preliminare allo stato degli atti e, nel caso fossero ritenuti responsabili, usufruiranno dello sconto di pena di un terzo.
Dopo che il giudice veneziano Massimo Vicinanza aveva prosciolto i tre, la Corte di Cassazione, sulla base del ricorso presentato dal pubblico ministero Carlotta Franceschetti, aveva invece sostenuto che i tre andavano processati dal Tribunale per i reati di abuso d’ufficio e falso ideologico perché doveva essere il vaglio dibattimentale a stabilire se le prove raccolte dalla Procura fossero sufficienti a emettere una sentenza di condanna o meno. Per i giudici romani, il magistrato veneziano dell’udienza preliminare, «in presenza di elementi non chiari, suscettibili a valutazioni divergenti», non avrebbe dovuto affermare l’inutilità del dibattimento, anzi, «a fronte di un contesto probatorio fluido e aperto a ogni esito, è da approfondire e chiarire proprio al fine di superare, nel contradditorio dibattimentale, l’incertezza del quadro probatorio».
Stando alle accuse, Zaccariotto, in qualità di sindaco, previo accordo con Luciano Maritan istigava Eugenia Candosin, responsabile del personale, ad avviare al lavoro Maritan, preferendolo ai 31 candidati che lo precedevano nella graduatoria e omettendo poi di renderla pubblica». E ancora, «Eugenia Candosin attestava il falso avviando al lavoro Luciano Maritan su istigazione del sindaco Francesca Zaccariotto». Il pregiudicato si sarebbe messo in tasca cinquemila euro in tre mesi per svolgere la funzione di guarda parco a San Donà. Luciano Maritan, già condannato per altro, è il nipote del boss sandonatese Silvano, legato un tempo alla banda di Maniero. Nella sentenza la Cassazione elenca gli elementi d’accusa. Tra questi il fatto che dopo la scelta di Maritan, da alcuni funzionari comunali era stata fatta presente alla Candosin l’inopportunità della scelta, ma la dirigente del personale aveva difeso la decisione.
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