CASO STAMINA / Il tribunale di Venezia: «Celeste va curata»
VENEZIA. Dall’8 aprile scorso la terapia con le staminali per Celeste, la bambina dei coniugi Carrer di Mestre, è stata sospesa, così come quelle per tutti gli gli pazienti in cura agli Spedali Civili di Brescia. Nei giorni scorsi, però, il Tribunale di Venezia presieduto da Luigi Perina, su sollecitazione degli avvocati Dario Bianchini e Marco Vorano non solo ha ribadito che Celeste va sottoposta alla cura, come hanno già stabilito i giudici veneziani, ma ha ordinato all’Asl di Brescia di individuare tra i medici dell’azienda ospedaliera bresciana e, nel caso la ricerca vada a vuoto, estendendola a livello nazionale un anestesista con esperienza pediatrica e un infusore in modo da proseguire la cura per la bambina di Mestre. Tutto questo deve avvenire entro il 30 luglio prossimo.
«Siamo molto soddisfatti dell' ordinanza», sostiene l’avvocato Vorano, «perché viene ribadito il diritto, allo stato, per Celeste di beneficiare della terapia staminale, con la metodologia Stamina, in ragione di quanto, già deciso dal Tribunale di Venezia e in ragione delle fonti legislative di riferimento. La pronuncia dei giudici veneziani si caratterizza per il rigore giuridico in un periodo in cui più volte la terapia è stata oggetto di considerazioni metagiuridiche finalizzate a screditarne i benefici paventandone rischi, allo stato mai accertati».
«Rimane un l’amaro in bocca per i tempi un po' lunghi fissati dall' ordinanza per l' esecuzione della terapia», prosaegue il legale della famiglia Carrer, «purtroppo Celeste non è in condizione di aspettare così a lungo, tenendo presente che la cura le è stata illegittimamente sospesa già dal febbraio scorso, con la conseguenza che il suo quadro clinico è peggiorato a vista d' occhio. Voglio avanzare un’ultima considerazione: perché lo Stato, a fronte del chiaro quadro legislativo che prevede il diritto in favore dei pazienti in cura a cominciare e/o proseguire il trattamento terapeutico, rimane inerte davanti all' illecito comportamento degli Spedali di Brescia, che continua a non ottemperare agli ordini dei giudici determinando rilevantissimi danni sia nei pazienti che nei loro familiari?»
Gli Spedali Civili di Brescia hanno bloccato le cure con le staminali «in ragione della decisione dei medici addetti alla somministrazione di sospenderla in attesa delle decisioni del nuovo Comitato scientifico nominato dal ministero della Salute».
In sostanza, nella struttura sanitaria i medici hanno dichiarato la loro indisponibilità a proseguire le cure. Il Tribunale lagunare scrive che è fuori discussione il fatto che la cura per Celeste va invece proseguita, come già per due volte hanno disposto loro stessi, e a fronte della indisponibilità dei medici segnalata dall’azienda ospedaliera ordinano che si individuino professionisti in grado di proseguirla «senza dilazioni». Anche altri genitori si sono rivolti alla magistratura per rimuovere il rifiuto dei medici dell’ospedale di Brescia e la sentenza di Venezia è la seconda dopo quella di Pesaro con cui il magistrato della città marchigiana aveva nominato il medico triestino Marino Andolina, indagato dalla procura di Torino, «commissario ad acta» per le infusioni con le staminali a Federico, il piccolo di Fano affetto dal morbo di Krabbe. La decisione di Pesaro aveva sollevato numerose polemiche e l’avvio di una procedimento disciplinare nei confronti di quel giudice.
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