Caso Sinopoli: «Giustizia per Gabriele»
Fu aggredito nel settembre 2012 e morì due anni fa oggi, lunedì riprende il processo. L’accorato appello della vedova

MESTRE. «Non so serviranno due, tre o quattro anni. Di sicuro la morte di Gabriele non deve rimanere impunita. E io farò di tutto perché Gabriele ottenga giustizia». Marzia “Mimi” Cossutta Sinopoli, è la moglie di Gabriele Sinopoli, morto il 12 aprile di due anni fa, a un anno e sette mesi dall’aggressione subita, da un gruppo di giovani, mentre rientrava a casa dopo essere stato alla Mostra del Cinema del Lido. Era il 2 settembre del 2012. Marzia ha scritto una lettera che ha fatto pubblicare sulla “Nuova”. Una lettera toccante che ricorda il marito, le sofferenze patite, ma soprattutto la forza che trova nei ricordi di lui. Una forza che serve soprattutto per crescere un bambino di 12 anni rimasto senza padre. Lunedì prossimo, riprenderà il processo per la morte di Sinopoli. Un processo iniziato quando ancora Sinopoli era vivo e quindi gli imputati dovevano rispondere di lesioni gravi e non di omicidio come nel nuovo procedimento.
Nell’udienza di lunedì si saprà se Sinopoli è morto in ospedale a causa dei colpi ricevuti durante l'aggressione (omicidio preterintenzionale) o se il suo decesso sia indipendente dalle lesioni provocate dai pugni e dagli schiaffi tirati dai giovani imputati. Il 13 gennaio scorso i due periti che il giudice veneziano Alberto Scaramuzza aveva nominato sei mesi prima, i medici Carlo Bianchi Bosisio e Antonella Lazzari, che dovevano dare il loro responso, non si erano presentati chiedendo una proroga. Il giudice aveva concesso loro altri tre mesi. I difensori
degli indagati hanno chiesto il rito abbreviato.
Il pm Stefano Buccini, inizialmente, aveva già chiesto la condanna a sei anni di reclusione ciascuno per Giuseppe De Simone, 23 anni, Marco Seibessi (31), Sebastiano Troiani (28), Antonio Marigliano (20) e Andrea Campagna, (26), tutti di Marghera e Giuseppe Bartolo, 31 anni, di Zelarino. Accusando tutti di lesioni aggravate. L'avvocato di parte civile Emanuele Fragasso, invece, aveva puntato sull'omicidio, presentando una consulenza medico legale in cui si sosteneva che c’era il nesso tra aggressione e morte. Il giudice, trovandosi di fronte alla consulenza del pm e a quella con tesi del tutto diverse della parte civile, ha deciso di far svolgere una perizia, in modo da avere una terza opinione scientifica.
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