Caso Maritan, Zaccariotto rischia il processo per abuso

La Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione decisa dal giudice Vicinanza. Toccherà al giudice Comez rivalutare la posizione dell'assessore e di altri due accusati
Francesca Zaccariotto e Luciano Maritan
Francesca Zaccariotto e Luciano Maritan

VENEZIA. Toccherà al giudice veneziano Andrea Comez, lo stesso che il 22 ottobre valuterà la posizione dei 12 indagati per il Mose tra cui l’ex sindaco Giorgio Orsoni e l’ex ministro Altero Matteoli, fissare l’udienza per Francesca Zaccariotto, assessore Lavori pubblici del Comune di Venezia, già sindaco di San Donà e presidente della Provincia. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai pubblici ministeri Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto (ora trasferito a Reggio Calabria), annullando il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste a favore della Zaccariotto deciso dal giudice Massimo Vicinanza. Nella stessa situazione sono il pregiudicato sandonatese Luciano Maritan e la dirigente comunale Eugenia Candosin. Così, i tre dovranno di nuovo presentarsi davanti al giudice dell’udienza preliminare il quale valuterà se le prove sono sufficienti per il loro rinvio a giudizio.

La strada per il nuovo magistrato che affronterà la decisione sembra obbligata - gli toccherà mandare i tre imputati sotto processo - a fronte di ciò che ha deciso la Cassazione, ma per averne la certezza sarà necessario attendere le motivazioni dei giudici romani. A meno che non decidano di chiedere io giudizio abbreviato, allora il giudice Comez potrà e dovrà entrare nel merito delle accuse, valutazione che per la Cassazione non toccava al collega Vicinanza. I tre difensori degli imputati, gli avvocati Renzo Fogliata, Annamaria Marin e Piero Barolo, prima dell’udienza scorsa sembravano intenzionati a chiedere l’abbreviato; all’ultimo momento poi avevano deciso per il no.

Ma c’è una novità che riguarda l’assessore comunale veneziano: a difenderla non ci sarà più l’avvocato Fogliata. Nei corridoi del Tribunale si sussurra che il noto legale veneziano nonostante abbia seguito l’inchiesta lunga un anno non avesse ancora ricevuto un euro da Francesca Zaccariotto prima dell’udienza in Cassazione, dove a difenderla si è presentato l’avvocato padovano Fabio Pinelli.

Stando alle accuse, per abuso d'ufficio e falso, «Zaccariotto, in qualità di sindaco, previo accordo con Luciano Maritan istigava Eugenia Candosin, responsabile del personale del Comune di San Donà, ad avviare al lavoro Maritan, preferendolo ai 32 candidati che lo precedevano nella graduatoria e omettendo poi di renderla pubblica». E ancora, perché «Eugenia Candosin attestava il falso avviando al lavoro Luciano Maritan su istigazione del sindaco Francesca Zaccariotto». Il pregiudicato si sarebbe messo in tasca cinquemila euro in tre mesi per svolgere la funzione di guarda parco a San Donà. Luciano Maritan, già condannato per altro, è il nipote del boss sandonatese Silvano, legato un tempo alla banda di Maniero.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia