Caso Ici, il Comune fa causa allo Stato
Di lite in lite: ormai i rapporti tra Comune e governo - o suoi uffici periferici - si risolvono in tribunale.
Dopo i ricorsi al Tar del Veneto presentati in questi giorni dall’amministrazione per chiedere ai giudici amministrativi di annullare due ordinanze della Capitaneria di porto, ritenute troppo “morbide” nei confronti delle grandi navi - con quelle oltre le 96 mila tonnellate, allontanate dal bacino San Marco “solo” dal 2015 - nei giorni scorsi la giunta ha approvato una delibera per trascinare davanti al Tribunale civile il Ministero dell’Interno e quello dell’Economia e delle Finanze, per chiederne «la condanna al pagamento del debito risultante dalla compensazione dei trasferimenti statali dovuti per i minori introiti da Ici».
In ballo, 17 milioni di euro, che Ca’ Farsetti rivendica.
Oggetto del contendere, le minori entrate derivate sull’Ici sugli immobili classe D (attività produttive: a Venezia anche gli alberghi) dovute all’autodeterminazione provvisoria delle rendite catastali: al di là dei tecnicismi, lo Stato - con la Finanziaria 2000 - si era impegnato a compensare i mancati introiti per le amministrazioni comunali legati ai minori imponibili su alcuni immobili, aumentando i trasferimenti statali, a compensazione. Con Venezia, non lo ha fatto.
«Dal 2003 al 2011ci spettavano 37,460 milioni di euro a compensazione: ne sono arrivati 20,4», commenta l’assessore al Bilancio, Sandro Simionato, «la differenza è pari a 17 milioni, che ci spettano per legge: anche l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni, ha sollecitato gli enti a rivendicare le risorse che ci sono dovute».
A settembre, il Comune ha notificato ai due ministeri un atto di intimidazione al pagamento: superfluo dire che è caduto nel nulla, neppure la cartolina di ritorno firmata. Così la giunta ha deciso di citare in giudizio il ministero dell’Interno e quello delle Finanze, «per il debito maturato dal 2003 al 2011, per il pagamento della differenza tra quanto pagato e quanto effettivamente dovuto».Tra gli arretrati vantati dal Comune nei confronti dello Stato centrale, anche 10 milioni di finanziamenti di Legge speciale, stanziati in anni passati e mai erogati.
In questi giorni, per altro, pende sulle teste dei contribuenti la mannaia Tasi: contestatissima per le modalità di calcolo, ma ormai in arrivo.
«Entro la fine settimana avremo completato le simulazioni», prosegue Simionato, «cerchiamo un meccanismo di calco che sia il più equo possibile in una norma che non lo è». Portando all’11,4 per mille l’aliquota sulle seconde case, si ricaverebbe parte dello 0,8 che la norma prevede in agevolazioni: ma resterà in parte il prelievo Tasi sulle prime case. Tra l’altro, la norma prevede che quest’imposta venga pagata anche dagli inquilini, dal 10 al 30 per cento, ma nessuna amministrazione possiede una banca dati dei contratti di affitto, senza considerare ovviamente quelli in nero».
Dunque, i proprietari di prima casa pagheranno certamente più del 4 per mille che pagavano un tempo sull’Imu. La Tasi è parte della nuova Iuc, imposta unica comunale, che comprende anche la Tari (imposta sui rifiuti, che sostituisce la Tares) e l’Imu che resta sugli immobili che non siano la prima casa. «Un caos», ammette Simionato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia