Caso ex tribunale il comune di San Donà fa causa al ministero
Ex tribunale di via Trento, il Comune fa causa al ministero della Giustizia. Non sono ancora arrivati i circa due milioni di euro dovuti per il rimborso dei canoni di affitto pagati a suo tempo alla società Ape Srl di Domenico Finotti, che ha realizzato l’immobile. Per il tribunale, chiuso dal ministero della Giustizia, il Comune ha già pagato una serie di spese che lo stesso ministero avrebbe dovuto rimborsare come da accordi presi.
Si tratta di circa due milioni per gli anni che vanno dal 2011 al 2014 compreso. Questa spesa è stata sostenuta dal bilancio di San Donà anche a vantaggio dei cittadini degli altri nove Comuni del mandamento del Tribunale.
Per questo il Comune si vede costretto, dopo diversi tentativi infruttuosi, a procedere anche con azioni eccezionali verso il ministero della Giustizia. Per il momento è arrivato solo un acconto, circa 120 mila euro, che ha spinto l’amministrazione comunale a decidere di mettere in mora il ministero e quindi il Governo e lo Stato. L’avvocatura dello Stato finora si è opposta al decreto ingiuntivo che riguarda gli anni dal 2011 al 2014.
La storia infinita del tribunale sarà ancora una spada di Damocle per l’amministrazione comunale. La Ape Srl di Finotti è, infatti, a sua volta in causa con il Comune perché attende ancora, sulla base del contratto siglato a suo tempo con la precedente amministrazione comunale a guida di Francesca Zaccariotto, il pagamento di quanto dovuto come canone annuale di affitto della struttura, circa 400 mila euro. Il contratto era fino al 2019. Finotti e la Ape hanno già fatto causa al Comune, assistiti dal legale Piero Santin, e le udienze stanno proseguendo anche se finora non siamo ancora giunti a un vero epilogo giudiziario. Era stato proposto a suo tempo di acquistare il tribunale, ipotesi caldeggiata dall’ex vice sindaco Oliviero Leo, di trovare un accordo per farlo diventare sede di uffici pubblici, ma tutto è stato vano.
Il Comune ritiene che, essendo stato chiuso il tribunale per il trasferimento a Venezia, sia venuto a mancare uno dei pilastri del contratto, la funzione per la quale è stato realizzato l’immobile da se milioni di euro. La causa potrebbe andare ancora per le lunghe, e intanto nessuno è tranquillo. Non il Comune, che potrebbe trovarsi il conto salatissimo e andare in bancarotta, non i proprietari che hanno ottenuto un cambio di destinazione d’uso, ma non sono ancora riusciti a rivendere l’immobile.
Giovanni Cagnassi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia