Caso Battitsti, scrittori veneti contro Speranzon

Scrittori veneti contro l'assessore Speranzon, che vuole togliere dalle biblioteche i libri degli autori che nel 2004 hanno firmato a favore di Cesare Battisti
VENEZIA. Non ritireranno la firma; e rifirmerebbero.


«Firmerei certo una petizione _ dice lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa, premio Strega nel 2009 _ che invitasse l'opinione pubblica a informarsi bene su come si è arrivati alla sentenza Battisti. Così come è stata presentata è una scatola chiusa, bisogna avere il coraggio di aprirla e di guardarci dentro, perché ci sono delle zone d'ombra. Lo dico da cittadino, non da giudice o da avvocato. Questo non significa dimenticare le vittime del terrorismo o essere in concorso morale. La mia scelta gronda non convenienza, ma ho ricavato un'idea di sproporzione-iniquità nella vicenda Battisti».


«Anche se dovessi cambiare idea domani mattina sul caso Battisti _ sbotta il padovano Massimo Carlotto _ non ritirerei mai la firma per non cedere al ricatto»: il ricatto di una «iniziativa fascista», come la bolla il poeta e scrittore trevigiano Lello Voce.


L'«iniziativa fascista» è quella dell'assessore della Provincia di Venezia, Raffaele Speranzon, Pdl, che ha invitato i 44 comuni del Veneziano a eliminare dagli scaffali delle biblioteche i libri di quegli autori firmatari nel 2004 di una petizione pro Cesare Battisti, il terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac) di cui il Brasile ha recentemente negato l'estradizione in Italia, dove è stato condannato in contumacia all'ergastolo perché ritenuto responsabile di quattro omicidi; tra i quali quello di Lino Sabbadin, macellaio di Santa Maria di Sala.


Una ferita che non si cicatrizza, e sulla quale Speranzon getta sale: «Macché pentito, aspetto che questi scrittori ritirino la loro firma dalla petizione, o chiedano scusa. Manca loro il coraggio, e non dovrebbero farlo per me, ma per rispetto dei famigliari delle vittime. I libri presenti nelle biblioteche civiche sono acquistati con i soldi pubblici _ chiude _ e non credo sia giusto premiare chi firma appelli pro-assassini».


E che dire allora dei libri di Ezra Pound, o Ferdinand Céline, entrambi nazisti? «Speranzon elimini anche quelli», lo incalza Voce che, pur non condividendo le posizioni politiche di Battisti, quell'appello lo rifirmerebbe subito. «Non perché sia con Battisti ma perché nel processo ci sono molti punti oscuri, perché va avviata una riflessione onesta su quel periodo storico.


L'iniziativa di Speranzon, nel suo ruolo istituzionale di assessore, è assurda, ricorda la ricerca dell'untore manzoniano, i roghi di Fahrenheit 451, dimostra la volontà di mettere alla berlina gli intellettuali che prendono posizione. Questo accanimento contro Battisti non l'ho proprio visto, qui in questo Veneto, contro Delfo Zorzi». Online - dove nel 2004 era partita la petizione - il collettivo di scrittori Wu Ming ha già lanciato la mobilitazione, al motto di «Da Venezia partono i roghi di libri. Vogliamo fare qualcosa?».


Gli scrittori sono in contatto, riflettono, si muovono contro il boicottaggio. «Speranzon sappia che ho firmato anche per i Rom che dal suo punto di vista è ancora più grave. E ora che mi accadrà?» si chiede l'autore dell'Alligatore.


«L'assessore è noto _ scherza Carlotto _ per avere un buon sarto, potrebbe inventare una nuova stella, magari gialla, da apporre sui vestiti di chi considera da mettere al bando. Oppure può bruciare sulla pubblica piazza i libri». «Il problema vero _ dice ancora lo scrittore padovano _ è che nessuno mai ci ha chiesto le motivazioni che ci hanno portato a quella firma. Ma una cosa è sicura: anche se dovessi cambiare idea domattina sul caso Battisti, non ritirerei mai quella firma. Io a questo ricatto non cedo».


«Non sprecherò tempo e carta per rispondere a Speranzon», dice Tiziana Agostini, che a Venezia è assessore alla Cultura: «Si usa la vera sofferenza che è la mancanza di giustizia per togliere ulteriori spazi di libertà. Io la petizione non l'avrei firmata e spero che Battisti vada in galera, ma bisogna saper distinguere le opere dagli autori».

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