Caso Battisti, lettera di minacce al figlio di Sabbadin
La missiva è stata inviata sabato ad Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso da Cesare Battisti nel 1979 a Santa Maria di Sala. La lettera, di cui si ignora al momento la provenienza, è stata messa sotto sequestro dai carabinieri
Adriano Sabbadin
SANTA MARIA DI SALA.
Una lettera di minacce è stata inviata ad Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso da Cesare Battisti nel 1979 a Santa Maria di Sala. La missiva gli è stata recapitata sabato. Sabbadin ha già denunciato il tutto ai carabinieri, che l'hanno già messa sotto sequestro. Non si sa ancora la provenienza, se estera o italiana. Una lettera breve, che fa riferimento alla vicenda famigliare di Adriano e di suo padre Lino.
Nei giorni scorsi Sabbadin aveva inviato un messaggio alle autorità brasiliane per chiedere di rivedere la decisione di considerare Battisti un rifugiato politico. «Non c'è mai pace senza giustizia - aveva scritto - e la mia famiglia non ha avuto giustizia». Ieri si è limitato ad aggiungere: «Dopo quanto successo sabato, ho timore».
Intanto sempre ieri la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto si è «sganciata» dal suo assessore Raffaele Speranzon, che vuole togliere dagli scaffali delle biblioteche civiche quei libri degli scrittori firmatari nel 2004 della petizione a favore di Battisti, il terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac).
«E' una sua iniziativa - dice - e non né la mia posizione né quella della giunta». «Non è giusto mescolare tutto questo - puntualizza Zaccariotto - con la cultura. Se seguissimo tale principio anche per altre questioni, allora le biblioteche sarebbero vuote, o quasi. Invece è giusto che restino un luogo libero a 360 gradi, dove si possa trovare qualsiasi testo. Poi ciascuno si farà la propria opinione». Ma sulla vicenda interviene anche il Pd, con il responsabile della cultura di Venezia Gabriele Scaramuzza.
«Speranzon - spiega - commette tre errori. Uno, perché sottovaluta l'intelligenza media dei lettori italiani, tra i quali, ne sono convinto, ne esistano anche di suoi. Poi ignora l'autonomia dei bibliotecari nello scegliere e valutare gli acquisti dei testi. Terzo, non aver fatto quell'aurea prova che Kant consigliava: valutare il giudizio e le azioni alla luce delle conseguenze che avrebbero avuto se fossero state fatte proprie da tutti gli uomini. Ce n'è abbastanza per consigliare all'assessore di entrare in una delle biblioteche pubbliche della nostra città e di prendere un testo del comico Groucho Marx, dove diceva che è meglio tacere e dare l'impressione di essere degli sciocchi, piuttosto che parlare e fugare ogni sospetto».
Intanto a Martellago, dove sabato il consigliere del Pdl Paride Costa ha annunciato una mozione in Consiglio comunale per chiedere di togliere i libri degli autori pro-Battisti, il sindaco della città lascia poche speranze.
«Sarà bocciata - sentenzia Giovanni Brunello - e incasserà un bel no. Se è vero che Battisti è un assassino, è altrettanto vero che le biblioteche debbano avere i testi di tutti gli scrittori. Se tutto questo clamore è fatto per attirare l'attenzione va bene, ma non condivido quanto si sta facendo». Per Brunello, comunque, il Brasile sta sbagliando.
«Sulla mancata estradizione - osserva - ha fatto un errore, perché siamo tutti d'accordo che Cesare Battisti è un assassino e debba pagare per quanto ha commesso». Ma la battaglia di Costa va avanti. Il rappresentante del Pdl ha inviato la richiesta di boicottaggio degli scrittori agli assessori veneti Marino Zorzato (alla Cultura) e a Elena Donazzan (all'Istruzione). Costa chiede che l'iniziativa del Coisp sia allargata a tutto il Veneto.
«Si deve mantenere alto - dice - il livello di guardia finché non si esprimerà il Supremo tribunale federale brasiliano sulla richiesta di estradizione del governo italiano. Credo che si debba manifestare con fatti concreti la nostra indignazione versi i cosiddetti intellettuali che hanno sostenuto Battisti e continuano a farlo».
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