Caso Bars-Boldrini in Parlamento c’è la solidarietà di Mattarella
MUSILE. È diventato un caso politico nazionale il post che Monica Bars, la capogruppo leghista in Consiglio comunale a Musile, ha scritto su Facebook riferendosi alla presidente della Camera, Laura Boldrini. «Va eliminata fisicamente» il commento in calce a un post in cui si riportavano delle dichiarazioni di Boldrini sulla necessità per l’Europa di aprire le porte ai turchi in fuga dalle repressioni di Erdogan. È arrivata anche la solidarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una telefonata alla presidente della Camera riferendosi anche ad altri insulti e minacce.
Sinistra Italiana ha chiesto che sul caso si tenga un dibattito in aula alla Camera. «Le continue minacce alla presidente della Camera, e anche altri casi che stanno accadendo da tempo nel dibattito politico del nostro Paese, impongono un confronto sul linguaggio che viene utilizzato dai rappresentanti della politica», ha attaccato Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Si. Proposta condivisa dal presidente dei deputati Pd, Ettore Rosato: «C’è qualche dirigente politico che interpreta il suo ruolo continuando a insultare tutti i giorni i rappresentanti delle istituzioni invece che proporre soluzioni ai problemi».
Ieri sera il sindaco Silvia Susanna ha tenuto un incontro con la maggioranza per invitare tutti a un uso più moderato dei social media e per fare il punto della situazione. Ma finora ha escluso l’imminenza di provvedimenti. «Alcuni commentatori nazionali mi hanno chiesto se mi aspetto un intervento del ministro Alfano», ha spiegato Susanna, «ma penso che, con l’allarme terrorismo, Alfano abbia cose più importanti di cui occuparsi». «Io non ho intenzione di prendere particolari provvedimenti nei confronti di Monica Bars. Non credo che ci siano gli estremi», ha aggiunto Susanna, ricordando che la stessa capogruppo, tramite il suo avvocato, ha spiegato che le parole sarebbero state travisate, intendendo solo la rimozione dal ruolo politico.
Ma il Pd di Musile ribadisce la richiesta di dimissioni: «Se è stato commesso un reato lo stabilirà la magistratura. Per noi quanto avvenuto determina una sola conseguenza: chi pronuncia o scrive una frase del genere, rivolta a chicchessia, non merita un secondo di più di sedere nei banchi del Consiglio comunale», dicono i democratici, «la capogruppo leghista si assuma fino in fondo le responsabilità politiche delle conseguenze del proprio atteggiamento».
Anche le donne del comitato “Se non ora, quando?” di San Donà chiedono un pronunciamento di Susanna e del Consiglio. «Il nostro tempo così complesso e interconnesso non permette a nessuno facilonerie e non credibili smentite, ma chiede a ognuno e ognuna consapevolezza delle proprie parole e azioni», si legge nella lettera aperta del comitato.
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