Casinò, via libera alla ristrutturazione

Tagli tra i 4 e i 7 milioni di euro, soprattutto al personale e ricapitalizzazione delle perdite per circa 5 milioni dal Comune
Di Enrico Tantucci

Via libera definitivo al nuovo piano di ristrutturazione del Casinò voluto dal commissario straordinario Vittorio Zappalorto. «È stato approvato sia dal consiglio di amministrazione, sia dall’Assemblea dei Soci - conferma il direttore generale del Comune Marco Agostini - mentre il direttore generale del Casinò Vittorio Ravà si chiude in un ermetico «no comment» rispetto ai suoi contenuti. Che sarebbero, però, in buona parte quelli già circolati.

Si parla in particolare di una riduzione delle spese da parte della casa da gioco, soprattutto del personale, comprese tra i 4 e i 7 milioni di euro, che riguarderanno tutti i settori. Ridotte anche le spese di ospitalità della casa da gioco, rispetto alla linea iniziale di Ravà che avrebbe voluto aumentarle, per incentivare i grandi giocatori. Il Comune, da parte sua, si è detto disponibile a mettere a disposizione della casa da gioco una cifra analoga a quella che scaturirà dai tagli, creando così un «tesoretto» di almeno 8 milioni di euro che sarà messo a disposizione degli investimenti ormai improrogabili per il restyling delle due sedi di Ca’ Noghera e Ca’ Vendramin Calergi. Il Consiglio di amministrazione e l’Assemblea dei Soci - con il Comune socio unico - avrebbero preso atto anche del calo degli incassi della casa da gioco ormai preoccupante e che continua senza soste, come peraltro avviene anche negli altri Casinò, e per questo l’assestamento di bilancio del Comune di Venezia che verrà approvato oggi in Consiglio comunale da Zappalorto dovrebbe prevedere una ricapitalizzazione di circa 5 milioni di euro della società della casa da gioco per fare fronte alle perdite accumulate in questa ultima parte dell’anno. Sull’entità effettiva del taglio alle spese del personale però vige ancora l’incertezza, perché starà ora a Ravà aprire una delicata trattativa con le organizzazioni sindacali aziendali per rendere effettivi i tagli da gennaio. Sarebbero una ventina in tutto gli esuberi da prepensionamento (non agevolato)Nel mirino anche gli stipendi di alcuni dirigenti che hanno già maturato i requisiti della pensione e che consentirebbero un notevole risparmio con la loro fuoruscita dalla società. Stesso discorso anche per i 14 croupier anch'essi già pensionabili, con un risparmio di almeno un milione di euro per l'azienda. Ma sarebbero numerosi i margini di spesa su cui il Cda ritiene si possa intervenire senza andare a incidere direttamente sulle spese del personale.

L'altro campo su cui si pensa di intervenire è quello di orari e mansioni dei dipendenti della casa da gioco, imponendo. Il messaggio che però dall'interno dell'azienda e in sintonia con Zappalorto si vuole trasmettere è che senza un piano di ristrutturazione e in assenza - almeno per ora - della privatizzazione della gestione, le conseguenze per i lavoratori potrebbero essere anche più pesanti e l'esempio di ciò che è avvenuto a Campione d'Italia, con esuberi poi trasformati in contratti di solidarietà, sta lì a ricordarlo.

È proseguita intanto anche a novembre - periodo tradizionalmente difficile per la casa da gioco - anche se il mese non è ancora concluso, la flessione di incassi del Casinò, sensibile soprattutto nella sede di terraferma di Ca’ Noghera.

Nel mese di ottobre gli incassi del casinò avevano registrato un -14,7 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. In calo anche gli ingressi del mese, scesi dai 198 mila dello scorso anno ai poco più di 173 mila del mese appena concluso.

Sarebbero un po' tutti i giochi a soffrire della crisi (tranne il Caribbean poker). L'andamento dei primi dieci mesi dell'anno degli incassi rispetto allo stesso periodo del 2013, sfiorava il meno 5 per cento. In particolare a settembre i ricavi lordi della casa da gioco (comprensivi delle mance) erano scesi del 12 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il confronto con le altre tre case da gioco italiane, pure in difficoltà, non è confortante.

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