Casinò, tagli ai costi per almeno 7 milioni
Casinò di Venezia sempre più in difficoltà e con un futuro incerto davanti a sé. Di concreto c’è il fatto che entro la fine di maggio il Comune dovrà nuovamente ricapitalizzare la Casinò di Venezia Gioco per 2 milioni di euro per tenere in piedi per la società e che per quella data dovrà aver concordato un robusto piano di tagli: si parla di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 milioni di euro, secondo indiscrezioni. Se così non sarà, per il mancato accordo con i sindacati, il Comune andrà avanti per la sua strada accorpando nel medio periodo la gestione del gioco nella sede di Ca’ Noghera e lasciando Ca’ Vendramin Calergi al suo destino, anche sul piano occupazionale. Il piano del Comune parla, più diplomaticamente, di «conseguenti ricadute in termini organizzativi». Ma se questo non bastasse, e il disequilibrio economico permanesse, la prospettiva è anche quella della messa in liquidazione della società.
È il quadro preoccupante che l’assessore alle Aziende Michele Zuin ha tracciato ieri a Ca’ Farsetti in Commissione consiliare rispondendo in particolare a due interpellanze del consigliere comunale del Pd Nicola Pellicani sul piano industriale della società, proprio quello in discussione in queste settimane con i sindacati.
Un piano fatto solo di tagli. Zuin ha illustrato in particolare il piano d’azione del Casinò, fatto però soprattutto di tagli, che riguardano premi, retribuzioni, ma anche organizzazione. Si pensa di tagliare ad esempio sulle spese di ospitalità della clientela che ora superano i 10,5 milioni tra le due sedi e a cui il Comune lega anche la perdita prevista per il 2016 e a ridurre appunto i circa 41 milioni di costo dei 538 dipendenti, intervenendo anche su pause e orari di lavoro, da allungare per recuperare capacità produttiva. Per quanto riguarda gli investimenti, invece, il piano offre ben poco anche per mancanza di risorse.
A Ca’ Vendramin gioco solo all’ultimo piano. A Ca’ Vendramin Calergi, che garantisce solo il 20 per cento degli incassi complessivi del Casinò e perde circa 18 milioni l’anno, si pensa intanto di concentrare tutto il settore gioco al solo terzo piano, liberando il resto del palazzo per feste e attività di rappresentanza e aprendolo ai minorenni. Per Ca’ Noghera si punta invece solo a un leggero maquillage, rinnovando l’immagine esterna, anche con insegne luminose sulla strada che attirino la clientela di passaggio, ampliamento di orario e rinnovo del parco giochi. Niente di più.
Preoccupazione diffusa. Il quadro delineato e le prospettive hanno creato una diffusa preoccupazione, con interventi critici ieri in particolare da parte di Pellicani e del consigliere del Movimento Cinque Stelle Davide Scano. L’accusa al Comune è non avere di fatto né idee, né un vero piano industriale sul Casinò, dopo circa due anni, con un management rinnovato in corso d’opera - via il direttore generale Eros Ganzina, sostituito ora da Alessandro Cattarossi - con l’unica prospettiva dei tagli. Anche consiglieri della maggioranza come Paolo Pellegrini - che ha auspicato ancora la privatizzazione - e Giorgia Pea non hanno nascosto le loro preoccupazioni. E Renzo Scarpa del Gruppo Misto mette in evidenza l’anomalia del fatto che le trattative con i sindacati del Casinò siano tenute dal Comune, esautorando di fatto la società.
Il rebus del Quadrante di Tessera. Avvolta nella nebbia anche la presunta vendita dei terreni del Casinò del Quadrante di Tessera, che secondo le ultime dichiarazioni anche del sindaco dovrebbero essere venduti al presidente del Venezia Joe Tacopina per realizzare il nuovo stadio. Ma di concreto al momento non c’è nulla. Come ha ricordato anche Pellicani i terreni sono iscritti a bilancio per 7 milioni di euro e hanno avuto intorno al 2011 una stima di circa 45 milioni di euro tutta da valutare. In più sussiste il vincolo dell’Enac - l’Ente per l’assistenza al volo - che prevede per ora nella zona per ragioni di sicurezza non più di 20 mila persone, che non consentirebbero di realizzare l’impianto sportivo.
Il ruolo dei privati. Da più parti è stato inoltre sottolineato come se non nella gestione diretta del gioco - cosa oggi impossibile - almeno nelle attività accessorie legate alla ricettività, all’intrattenimento e al cibo il Casinò dovrebbe cercare possibili collaborazioni con i privati, per ridurre i costi e incrementare le entrate. Ma al momento per Ca’ Farsetti - così si è capito - si naviga a vista e l’unico obiettivo è il taglio, robusto, del costo del lavoro.
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