Casinò, seconda gara tra i malumori

Maggioranza riunita a Mestre: ribasso fino al 18%, niente trattativa privata, ma Bonzio, Molina e Venturini sono contrari
Bollis Interpress Venezia, 03.04.2008.- Casinò di Venezia, "European Dealer Championship" 2008,- Nella foto Monika Arendarska (Polonia)
Bollis Interpress Venezia, 03.04.2008.- Casinò di Venezia, "European Dealer Championship" 2008,- Nella foto Monika Arendarska (Polonia)

La gestione del Casinò di Venezia sarà di nuovo messa in vendita con una gara che avrà un ribasso stimabile tra il 15 e il 18 per cento rispetto alla precedente con base d’asta di 140 milioni di euro.

Esclusa a priori, invece, la strada della trattativa privata. E si valuterà anche un’alternativa in caso la gara vada ancora a vuoto, ovvero un piano di ristrutturazione gestito dal Comune. La delibera di gara che ora approderà in consiglio comunale avrà un percorso parallelo a quella del bilancio ma delle stime di vendita non si terrà conto nel bilancio per evitare pericolosi vuoti in caso non vada in porto, di nuovo, la vendita. È quanto emerso ieri dalla riunione di maggioranza al Municipio di Mestre, un incontro che è durato due ore ed è terminato con la comunicazione del sindaco ai partiti: «Si va avanti con la delibera per un nuovo bando».

Le posizioni non sono sostanzialmente cambiate. Sebastiano Bonzio (Federazione della sinistra), il socialista Gigi Giordani, il Pd Jacopo Molina e Simone Venturini (Udc) si sono detti contrari a questa vendita preferendo un piano di rilancio della casa da gioco.

Giuseppe Caccia (In Comune) ha invece confermato convinto il sì ad una nuova gara vista «l’assenza da parte dei dubbiosi di alternative certe e percorribili». Il Partito Democratico, dopo il temporale dei giorni scorsi, porta a casa importanti rassicurazioni sulla seconda gara legata anche ad un piano alternativo, di ristrutturazione della casa da gioco da parte del Comune e la verifica puntuale dei conti della nuova delibera di gara.

Soddisfazione celata da prudenza per il Pd perché ci sono ancora tanti mal di pancia e critiche sull’operato dell’amministratore delegato Vittorio Ravà. Maurizio Baratello è tornato a chiederne le dimissioni ma il sindaco ha rigettato la questione, perché non al centro della discussione. Critiche che torneranno comunque domani in commissione a Venezia quando si discuterà dei conti del Casinò.

Il segretario Pd Emanuele Rosteghin aveva dettato le condizioni: una tutela sostanziale delle cifre della gara, con un ribasso non troppo pesante; il no alle ipotesi di trattative riservate e la necessità di un piano alternativo. Temi messi sul piatto della discussione ieri dal capogruppo Claudio Borghello e all’uscita dalla riunione il clima è apparso più disteso. Altre parti della maggioranza restano contrari.

«Io rimango tra i contrari alla vendita preferendo un percorso di ristrutturazione e dialogo con i lavoratori», dice Sebastiano Bonzio (Fds) che votò contro anche la prima delibera di vendita. Beppe Caccia commenta: «Le posizioni dei dubbiosi non cambiano. Ora andremo a verificare attentamente i numeri della nuova proposta di vendita e valuteremo pure la gestione attuale del Casinò». Simone Venturini (Udc) resta tra gli scettici. «Venderlo a queste cifre non convince, meglio rilanciarlo da noi». Il nuovo tentativo di cessione della Casa da gioco si intreccia con urgenza con la tenuta del bilancio di Ca’ Farsetti dalle casse a secco. Servono, avrebbero spiegano ai partiti il sindaco e il vicesindaco Sandro Simionato, almeno 30 milioni di euro per evitare di fare dolorosissimi tagli e l’operazione Casinò servirà anche a coprire almeno i 20 milioni di sanzione previsti dallo Stato nei confronti del Comune di Venezia per il Patto di stabilità.

Mitia Chiarin

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