Casinò, parte il conto alla rovescia: verso il giorno del giudizio

Orsoni: «Vista la situazione debitoria, il Comune deve decidere se ricapitalizzare o mettere in liquidazione la società». Il consiglio d'amministrazione decide la convocazione dell'assemblea dei soci

VENEZIA. Per la Casinò spa è il giorno del giudizio. Il Consiglio di amministrazione voterà oggi la convocazione dell’assemblea dei soci. Decisione obbligata, come aveva anticipato alla Nuova il sindaco Giorgio Orsoni: «Vista la situazione debitoria della Spa di cui Ca’ Farsetti detiene il 95 per cento delle quote. L’articolo 2447 del Codice civile prevede in questi casi che si debba intervenire. Ricapitalizzando la società o mettendola in liquidazione. Non c’è altra strada», ribadisce Orsoni. «Oggi voteremo la convocazione dell’assemblea», conferma l’amministratore delegato della Casa da Gioco Vittorio Ravà. Situazione esplosiva, perché il braccio di ferro tra proprietà e dipendenti continua. Una settimana di sciopero e annunci di nuove agitazioni. Il personale è contrario alla privatizzazione, che la giunta si appresta a votare. Il Comune va avanti, e la trattativa è sospesa. «Non tratto più», taglia corto il sindaco. Lunedì aveva convocato i sindacati confederali, ma l’incontro è fallito per la richiesta dei sindacati aziendali di essere presenti all’incontro. E la situazione si fa drammatica. Il Casinò garantiva fino allo scorso anno 90 milioni di euro di introiti netti alle casse del Comune. Ma adesso gli incassi calano (meno 20 per cento rispetto al 2011), e la situazione debitoria è pesantissima, 174 milioni di debiti.

Ma su questo fronte, ci tiene a precisare l’azienda, non è cambiato nulla negli ultimi quattro anni. La prima impennata arriva nel 2002 (giunta Costa), quando si passa da 38 a 65 milioni (acquisto Casinò di Malta). La seconda nel 2005 (giunta Cacciari) con le quote di palazzo Grassi. Aumenta anche la quota da versare al Comune, di pari passo al passivo dell’azienda. I milioni di debiti passano dai 110 del 2006 ai 134 dell’anno successivo, fino ai 175 del 2008 quando la Casinò Spa acquista Ca’ Vendramin Calergi per ripianare i debiti del Comune. Il debito rimane stabile fino al 2012. Unica strada, per il Comune, è la privatizzazione, fieramente avversata dai dipendenti. C’è anche chi punta il dito sugli accordi firmati qualche anno fa dalla gestione Pagan-De Gaspari, con aumenti garantiti ai croupier. E sugli stipendi dei dipendenti, molti impiegati di gioco e 35 quadri guadagnano più di 100 mila euro l’anno. Intanto in maggioranza aumentano le voci contrarie alla privatizzazione. «Si può trovare un sistema per salvare la società e ricapitalizzare», dice Maurizio Baratello (Pd), «poi passando al risanamento riducendo spese e stipendi. Ma bisognava evitare questa situazione, che può portare alla svalutazione dell’azienda. Di questo deve rispondere la società».

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