Casinò, la Cgil a Brugnaro «Il Cda operi o se ne vada»
VENEZIA. «Il Consiglio di amministrazione scade a marzo. Lo invitiamo ad un sussulto di quell'attività che è mancata negli interminabili 15 mesi di nulla di questa gestione o ci siano risparmiati ulteriori tre mesi di agonia. Mai come in questo periodo la Casa da Gioco è stata immobile. Mai come in questi mesi i dipendenti si sono sentiti così orfani di una guida aziendale, mai si erano viste tante conflittualità ai vertici. Nessun iniziativa, nessun cambio di rotta, niente di niente, fatti salvi i ben noti “garanghelli” organizzati dalla Meeting and Dining che pare aver “rilevato” dal gioco il ruolo di vero e unico core business». Anche la Cgil, con il coordinatore Salvatore Affinito prende posizione sul caos gestionale del Casinò, chiedendo al sindaco Luigi Brugnaro - come da lui annunciato - un deciso cambio di passo e il nuovo piano industriale annunciato.
«Al Casinò di Venezia il 2016 si chiude - scrive ancora Affinito - con un bel più 1 milione e ottocentomila di incassi rispetto all'anno precedente. Unico fra i quattro Casinò italiani. Non possiamo che esserne lieti. Ma quale avrebbe potuto essere il risultato, se quest'onda positiva fosse stata sostenuta anche da un vero Piano di Impresa, che manca da due anni? Se è vero che non è mai troppo tardi, noi la nostra parte l'abbiamo fatta, evitando di funestare con due giornate di sciopero il proficuo periodo natalizio e fidandoci dell'annuncio di un Piano di Rilancio comunicato dall'Assessore Michele Zuin il 22 dicembre in occasione dell'incontro avvenuto a titolo di procedura di raffreddamento». L’esponente della Cgil parla per il Casinò management «dopolavoristico» e di un direttore generale, Eros Ganzina che «sembra incamminato sulla via del commiato». Di qui l’invito a Brugnaro a sedersi a un tavolo e trattare per ridurre i ranghi con l'esodo anticipato e «facendo quello che – encomiabilmente – i sindacalisti-croupiers presenti in sala a Venezia, durante le feste, hanno messo in atto con il consenso dei colleghi: autoriduzione delle pause per aprire un tavolo da gioco in più e far fronte alla maggiore mole di clientela». Una nota che sembra polemica.
Sul caso-Casinò interviene anche il consigliere del Pd, Nicola Pellicani: «Non è certo da apprezzare la mancanza dei croupier nei giorni di Capodanno e la chiusura di molti tavoli, ma quello che non funziona, a monte è l’azienda, che è nelle stesse condizioni in cui Brugnaro l’ha trovata, anzi peggio - mentre le altre partecipate funzionano, con gli stessi manager di prima con tessera Pd - con le liti tra Cda e direttore generale già in partenza. Aspettiamo ancora un piano industriale per la casa da gioco».(e.t.)
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