Casinò, il Comune «taglia» 10 milioni

Convenzione ridotta, perché la società si è «mangiata» il capitale
Il vice sindaco Sandro Simionato e il sindaco Giorgio Orsoni in una seduta del Consiglio comunale
Il vice sindaco Sandro Simionato e il sindaco Giorgio Orsoni in una seduta del Consiglio comunale
VENEZIA. Il Casinò si è «mangiato» il capitale e chiede al Comune - azionista unico - di fare la sua parte per tenere in piedi la società, con una ricapitalizzazione e un taglio da 80 a 60 milioni di euro del contributo versato a Ca' Farsetti, in vista dell'Assemblea dei Soci dell'inizio di luglio. Perché, sulle basi attuali, il capitale netto della società alla fine di aprile è sceso a -758 mila euro. E il Comune, con il vicesindaco e assessore al Bilancio Sandro Simionato risponde annunciando un ememdamento al bilancio per tagliare «solo» da 80 a 70 milioni il contributo del Casinò - con una faticosa manovra di tagli di spesa e nuove entrate - che però non risolve i problemi di entrambi, e nemmeno la concordanza tra i due bilanci, segnalata anche dai Revisori dei Conti di Ca' Farsetti. Perché, ai ritmi attuali, il Casinò «viaggia» per il 2011 verso un passivo di 28 milioni di euro, che il taglio di dieci milioni del Comune non cancellerebbe, lasciando 18 milioni di «rosso», destinati, prima o poi, a scaricarsi sul «groppone» dell'Amministrazione.


E' questa situazione critica che l'amministratore delegato della casa da gioco Vittorio Ravà è venuto a illustrare ieri in Comune alle Commissioni consiliari, nonostante qualche cauto segnale di ottimismo dal manager per la seconda parte dell'anno. Il 2010 si è chiuso con un incasso di 168 milioni di euro, circa 8 milioni in meno dell'anno precedente (-4,64 per cento). E, soprattutto, il primo quadrimestre del 2011 vede un ulteriore calo di poco meno del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009 e una perdita di due punti di quota di mercato rispetto agli altri casinò italiani che, a parte Saint-Vincent, vanno tutti meglio. «Il Casinò che incassa 200 milioni l'anno non ci sarà mai più», annuncia Ravà - che imputa la situazione in cui si trova alla montagna di debiti accumulata da chi l'ha preceduto e parla per il passato di crediti facili a giocatori di alto livello e di «operazioni di gestione delle slot fatte in modo anomalo».


Il manager invita ora il Comune a non finanziare più la spesa sociale con gli introiti del Casinò, proponendo un contributo variabile di anno in anno. «Ma ci è stato consentito di aprire il Casinò - replica Simionato - anche per finanziare la spesa sociale. Comune e Casinò sono nella stessa situazione, ma anche la casa da gioco deve fare la sua parte per invertire la tendenza». Sembra un dialogo tra sordi. Il Casinò chiede al Comune investimenti per poter ripartire. E il Comune chiede al Casinò di ricominciare a incassare un po' di più e di fare pulizia al suo interno, per aiutarlo. Ma il tempo stringe e anche se Simionato é tranquillo sui rilievi dei Revisori al bilancio - «forniremo l'elenco delle alienazioni previste e ci attrezzeremo per le spese impreviste, ma ci hanno riconosciuto un'azione di riduzione consistente» - la «grana» Casinò è lì pronta ad esplodere.

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