Casinò di Venezia, raddoppiati i crediti inesigibiliPersi 20 milioni «prestati» ai giocatori

Segnali negativi dai conti della Casa da gioco: a febbraio incassi diminuiti del 14% rispetto allo stesso mese del 2010
Mauro Pizzigati e Carlo Pagan, al centro la show-girl Belen Rodriguez invitata ad una delle feste del Casinò A fianco una giocatrice alla slot-machine
Mauro Pizzigati e Carlo Pagan, al centro la show-girl Belen Rodriguez invitata ad una delle feste del Casinò A fianco una giocatrice alla slot-machine
VENEZIA. Il Casinò seduto su una montagna di crediti in larga parte inesigibili. Sono quelli legati ai debiti di giocatori insolventi che sono letteralmente «esplosi» durante la precedente gestione, quella legata al direttore generale Carlo Pagan e al presidente Mauro Pizzigati, che aveva visto anche un forte aumento degli ingressi alla casa da gioco. Una cifra non lontana dai 20 milioni di euro, quando con la gestione ancora precedente del Casinò, quella di Armando Favaretto, i crediti di gioco a rischio erano circa la metà. Responsabile della concessione dei prestiti era Stefano Silvestri, ora nominato responsabile della Direzione Giochi dal nuovo amministratore delegato Vittorio Ravà.


In una situazione economicamente non facile per il Casinò - che spera nella ripresa di marzo, ma che ha chiuso febbraio con una diminuzione degli incassi del 14 per cento rispetto allo stesso mese del 2010 (oltre 1,2 milioni di euro in meno) portando il segno negativo del bimestre a -8,8 per cento - anche i crediti inesigibili pesano sul bilancio, tanto che la quota di accantonamenti prudenziali legati ai rischi di gioco pesano per circa 10 milioni di euro sui conti della Casinò spa. In un periodo inoltre in cui la quota di mercato del Casinò di Venezia - comunque sempre il primo - rispetto aslle altre tre case da gioco italiane continua a scendere, e si attesta ora intorno al 34 per cento.


Il problema dei crediti irrecuperabili è ben presente a Ravà, che annuncia per la prossima settimana la presentazione in Consiglio di amministrazione di una delibera ad hoc che riguarda proprio la questione dei crediti inesigibili, che vanno evidentemente ridotti, anche se Ravà-Pizzigati possono legare l'aumento di questa voce ai maggiori incassi degli anni d'oro della loro gestione, con la crescita di rischi conseguenti anche nella concessione dei prestiti ai giocatori che, per la loro stessa natura, sono a rischio.

La massima «pena» comminabile per l'insolvenza è infatti l'espulsione permanente dalla casa da gioco, un po' poco come deterrente. Nell'agosto del 2009, del resto, il pm veneziano Federico Bressan aveva aperto un'indagine sull'Ufficio fidi della casa da gioco veneziana.

E lo stesso presidente della Commissione cambi del Casinò, l'avvocato e consigliere di amministrazione Paolo Seno aveva mello stesso periodo bloccato la concessione dei fidi a causa del fatto che i crediti nei confronti dei giocatori indebitati sfioravano i 17 milioni di euro, di cui buona parte consioderati ormai inesigibili.

Durante le indagini, tra l'altro, sarebbe venuto alla luce che fidi erano stati concessi senza particolari garanzie, ma anche a giocatori non certo abituali: un cliente abruzzese ad esempio l'avrebbe ottenuto pur essendo stato registrati all'entrata della casa da gioco una decina di volte l'anno. Il risultato attuale è comunque una situazione pesante per il bilancio del Casinò sotto la voce dei crediti che non rientreranno in cassa e su cui qualche provvedimento è alle viste.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:casinòcrediti

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia