Casinò di Venezia in crisi, disdetti i contratti: Ca' Vendramin a rischio chiusura
VENEZIA. Ultima spiaggia. Per rimettere in sesto una società che fa acqua da tutte le parti. L’amministrazione va avanti per la sua strada. E il braccio di ferro con i lavoratori continua. Ieri la giunta ha approvato la delibera proposta dal sindaco Luigi Brugnaro e dall’assessore alle Aziende e Bilancio Michele Zuin sulla riorganizzazione e ricapitalizzazione per 7 milioni di euro della Casa da Gioco spa. Entro 15 giorni la manovra dovrà andare all’approvazione del Consiglio comunale. «Questo è l’unico modo per rilanciare la Casa da Gioco», commenta il sindaco Brugnaro. Altrimenti, si chiude. Cominciando dalla sede storica di Venezia, Ca’ Vendramin Calergi, con l’esubero di 150 lavoratori. Non una minaccia, precisa Zuin. Ma la necessità di ricominciare per evitare la crisi. Come? Primo atto dovrà essere la riscrittura dei contratti. Troppi vincoli e poca flessibilità, accordi che prevedono un sistema di premi molto articolato, rigidità negli orari e nelle novità organizzative.
«I diritti dei lavoratori vanno rispettati», dice Zuin, «ma dobbiamo riscrivere il contratto. La differenza è nell’ordine dei 3 milioni di euro. Con il nuovo contratto ne risparmiamo 5,8, le proposte dei sindacati sono irricevibili, perché riguardano il vecchio contratto. E garantiscono un risparmio di soli 2 milioni e 800 mila euro».
La proposta dell’amministrazione prevede 7 milioni di euro di aumento del capitale sociale. Di cui 2 milioni 750 mila da versare subito a titolo di ripiano delle perdite. Altri 4 milioni 250 mila euro saranno poi serviti a Cmv, la società dei Giochi, per investimenti di restyling della sede di Ca’ Noghera e la creazione di nuove aree da adibire al gioco». «Speriamo ancora di trovare un accordo con sindacati e lavoratori», dice il sindaco, «ma abbiamo il dovere di andare avanti. Mi auguro si capisca che il nostro obiettivo è di valorizzare e rilanciare il Casinò con un Piano Industriale serio che prevede un risparmio sul costo del lavoro, un rilancio dell’attività - con un focus su Ca’ Noghera, che ancora oggi rappresenta l’ 80% degli incassi della Casa da Gioco – un investimento da parte del Comune di Venezia di 7 milioni e un nuovo contratto di lavoro, che recupera il potere della società nella gestione del Casinò». «Non possiamo consentire i veti sindacali come sta avvenendo adesso», dice ancora Brugnaro, «il Casinò deve tornare ad essere una fonte di introiti per il Comune e per tutta la collettività». Zuin fa appello al «senso di responsabilità». «Adesso il Piano industriale c’è», dice, «se attuato anche con la collaborazione dei lavoratori può portare a grandi benefici per per il riequilibrio economico e finanziario della società».
Ma il primo passo, obbligatorio, è la disdetta del contratto di lavoro, che risale al 1999. Il piano prevede, si legge nella delibera, «la riduzione del corso di lavoro e il recupero di produttività». «La Società procederà, in via unilaterale, alla disdetta del contratto di lavoro e all’applicazione di un nuovo contratto aziendale contenente la rivisitazione degli istituti del precedente contratto che impedivano la necessaria flessibilità organizzativa e gestionale integrato da un nuovo sistema premiale». Insomma, per procedere al rilancio del Casino, il Comune vuole mano libera nella gestione. «Dobbiamo poter gestire la nostra azienda nel rispetto dei diritti ma senza dover concordare ogni piccola variazione con le sigle sindacali», dice Zuin.
Una «cassaforte» che ha visto negli anni ridursi continuamente le entrate. Oggi il Casinò garantisce al Comune entrate ridotte, gli incassi sono in calo anche se negli ultimi weekend si nota qualche segnale di vitalità.
I sindacati accusano il management, il Comune non ha intenzione di cambiare i vertici della Casa da Gioco. E annuncia anche 6 milioni di tagli sulle spese per l’ospitalità dei clienti. Il nodo più duro però sarà quello dei contratti. Si annunciano giorni di tensione.
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