Case di riposo, la grande fuga del personale verso gli ospedali
Ipav rischia di perdere 30 operatori. Il contratto sanità garantisce 200 euro in più al mese rispetto a quello degli enti locali. Preoccupa il nuovo bando per reclutare infermieri. Il direttore Zampieri: «A rischio la tenuta del sistema, serve una riforma»
La coperta è corta: infermieri e operatori socio sanitari (Oss) sono quelli che sono e la sanità pubblica fa man bassa di quel che trova, travasando il personale dalle Rsa. La grande fuga, però, mette a rischio la tenuta del sistema socio assistenziale.
A dirlo, con preoccupazione, è Andrea Zampieri, dirigente dell’area Servizi alla persona di Ipav che, con i suoi 830 posti, è il più grande ente di assistenza del Veneto. La rete che comprende cinque strutture rischia di perdere una trentina di Oss, che presto potrebbero migrare negli ospedali.
Le aziende sanitarie stanno iniziando lo scorrimento delle graduatorie pubblicate in seguito al concorso di Azienda Zero dello scorso autunno e molti si dicono pronti a fuggire dalle case di riposo dove, tra l’altro, viene applicato il contratto enti locali che prevede circa 200 euro in meno rispetto al contratto sanità.
«Per noi, sarebbe una botta se uscissero così in tanti» ammette Zampieri, sottolineando che anche le graduatorie del concorso di Ipav sono quasi agli sgoccioli e, qualora si dimettessero in trenta, probabilmente sarebbe necessario bandire un nuovo concorso.
«L’ultimo l’abbiamo fatto a giugno e ci ha permesso di inserire 86 persone in graduatoria, ora però ne sono restate una ventina. È sempre un ricominciare dall’inizio».
Il concorso
Partecipatissimo, come da previsione, il concorso di Azienda Zero: per soli 58 posti in tutto il Veneto, sono state ben 632 le persone entrate nella graduatoria dell’Usl 3 e 230 in quelle del Veneto Orientale.
E, ora, i direttori delle case di riposo sono preoccupati anche per il bando appena pubblicato, per reclutare 640 infermieri. Come fare per trattenere il personale nelle Rsa? «Noi puntiamo sulle progressioni orizzontali, che prevedono uno scatto di un centinaio di euro, per avvicinare il compenso a quello degli ospedali» spiega Rizzato, «i tempi sono cambiati, serve una riforma delle Ipab. Altrimenti saremo travolti da un’ondata di bisogno assistenziale a cui non riusciremo a far fronte».
Il rischio, se manca il personale e di conseguenza viene meno il rispetto degli standard regionali, è il blocco degli ingressi. Situazione che, tra l’altro, non è nuova nel Veneziano, dove l’Rsa Stella Maris del Lido ha bloccato i suoi ingressi e la vicina Carlo Steeb li ha rallentati, per questo motivo.
La preoccupazione travolge anche le case di riposo private dove, però, la situazione non sembra essere così drammatica. «Cerchiamo di attirare il personale, soprattutto infermieristico, spingendo sulla leva economica» commenta Mario Capovilla, direttore dell’Rsa Santa Maria del Rosario, a Mestre.
Alla Casson di Chioggia, a chi viene assunto a tempo determinato viene proposto fin da subito il rientro successivo a tempo pieno, per evitare che nei tre anni che da normativa devono intercorrere da una tipologia contrattuale all’altra, gli Oss si spostino nella sanità.
«Più che altro se ne vanno per una questione economica, perchè sappiamo che da noi si trovano bene, abitando poi quasi tutti a Chioggia ed essendo, quindi, comodi» spiega il vicedirettore Alessandro Scarpa.
Le strutture
Le strutture fanno quello che possono, al meglio che è loro consentito, per cercare di tenersi stretto il personale ma, per la Cisl, è la politica che dovrebbe intervenire, innanzitutto sbloccando la riforma delle Ipab.
«Ci avviciniamo alle elezioni regionali, chiederemo al prossimo governatore una possibilità chiara per la riforma che è ferma da troppo» anticipa Paolo Lubiato (Cisl Fp). Un cambiamento normativo, per i sindacati ma anche per gli stessi direttori delle Rsa, è auspicabile soprattutto nell’ottica di uniformare i contratti tra case di riposo e sanità, spesso il principale motivo della fuga di personale dalle strutture assistenziali.
Riforma che per Lubiato non serve solo per frenare l’emorragia di Oss e infermieri, ma anche e soprattutto per garantire un servizio di qualità agli anziani.
«Sono convinto che se le Rsa pubbliche entrassero nell’alveo di controllo delle Usl, la situazione migliorerebbe. Le modalità di reclutamento del personale sono le stesse, tramite concorso, e una gestione da parte delle Usl permetterebbe di uniformare la categoria» conclude.
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