Case, negozi e bancomat, 38 furti Sgominata banda di predoni

Dopo gli arresti di marzo, manette a tre “cervelli” dell’organizzazione, altri due sono ricercati Connubio tra la malavita locale e quella moldava, nei guai anche la madre e due fratelli di Daffrè
Di Mitia Chiarin

Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Venezia Massimo Vicinanza, su richiesta del pubblico ministero Walter Ignazitto. Sgominata dai carabinieri del Comando provinciale di Venezia una associazione dedita ai furti in abitazione, in esercizi commerciali e che non disdegnava l’uso di benzina e acetilene per far saltare i bancomat, senza preoccuparsi del pericolo di esplosioni in zone densamente popolate.

Moderni predoni del Nordest, un sodalizio criminale che vede assieme pregiudicati di casa nostra e uomini arrivati dalla Moldavia. I cinque destinatari dei provvedimenti, oltre che esecutori materiali dei colpi, sono per gli investigatori anche gli ideatori e coloro che eseguivano dei sopralluoghi per capire come colpire di notte.

E stavolta, dopo i primi arresti di marzo 2013 (banda di predoni dell’Est europeo) e del giugno 2014, che hanno coinvolto complessivamente una ventina di persone, arriva anche la contestazione più grave: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti. «Erano scatenati e senza freni. Dopo i primi arresti si sono fermati un attimo e poi hanno ripreso a fare la loro attività», raccontano gli investigatori dell’Arma.

Ben 38 i furti documentati e imputati alla banda nella lunga indagine svolta dai carabinieri del Reparto Operativo Nucleo Investigativo che ieri mattina, coadiuvati dall’alto anche da un elicottero, hanno eseguito i provvedimenti restrittivi. Perquisite numerose abitazioni, una ditta specializzata nel commercio di materiale ferroso e alcuni “Cambio oro”, anche nel centro storico di Venezia.

Destinatari dei provvedimenti cautelari sono Enrico Daffrè, 44 anni, residente a Zelarino, in via Castellana, agli arresti domiciliari dopo esser finito in carcere per gli stessi reati lo scorso marzo nella prima parte dell’operazione Flex dell’Arma dei carabinieri. Nei suoi confronti era stato adottato anche il provvedimento del braccialetto elettronico. Si sono riaperte le porte del carcere anche per Vladimir Bunevremea, classe 1976 moldavo residente a Spinea, anche lui già arrestato marzo. In patria sono ricercati dalla polizia moldava, invece, Nicolae Popa di 41 anni e Efim Eriomenco di 44, anche loro tra gli esecutori dei colpi. Infine in carcere finisce un altro italiano: Vanni Tassetto, 41 anni, titolare di una ditta di Camponogara e referente della banda - secondo l’accusa - che portava a lui il rame rubato da ricettare.

Dalle intercettazioni emergerebbero colloqui in cui la banda di Daffrè spiega di rivolgersi solo alla ditta di Tassetto, la “Tav”, per vendere il rame in quanto lui pagava meglio dei nomadi: cinque euro al chilo, almeno, dicono gli investigatori. E infatti ci sono dieci tonnellate di rame sequestrate dai carabinieri che, grazie ai lunghi pedinamenti del commando di predoni, sono riusciti a recuperare parte della refurtiva dei colpi commessi in tutto il Veneto: valore oltre 500 mila euro. Recuperate anche 17 tra auto e furgoni che venivano rubati per poi essere utilizzati per i furti. Veicoli tutti recuperati e restituiti ai legittimi proprietari.

Tra i colpi contestati alla banda, in tutto quasi una quarantina, c’è la razzia (ripresa dalle telecamere interne) in un negozio di Rio San Martino a Scorzè dove sparirono merce e slot machine. I ladri in fuga vennero intercettati dai carabinieri e non esitarono a speronare l’auto dei militari. E poi due colpi ad altrettanti bancomat: uno alla Banca Santo Stefano di Martellago e l’altro alle Poste di Santa Maria di Sala. Colpi in cui i malviventi non si sono fatti scrupoli di mettere a rischio l’incolumità dei residenti dei palazzi che ospitavano i due bancomat. Per dare fuoco all’acetilene utilizzato per far saltare le due casse, i banditi hanno usato della benzina, con il rischio di provocare violente esplosioni .

Nell’inchiesta Flex 2, secondo atto degli arresti dei militari svolti tra marzo 2013 e giugno 2014, tra cui alcuni di quelli che ora sono toccati dai provvedimenti di custodia cautelare in carcere (Daffrè, Bunavremea, Popa), sono finiti ora coinvolti anche i familiari del pregiudicato di Zelarino. La madre e i due fratelli di Daffrè sono indagati in stato di libertà: la madre infatti è titolare di un negozio di “Compro oro” nel centro storico veneziano che è stato interessato ieri da una perquisizione perché sospettato di aver ricettato parte dell’oro dei furti. Ma non si esclude che anche altre attività abbiano avuto rapporti con la banda, interessata a rivendere i gioielli e l’oro rubati nelle razzie che hanno interessato anche vari appartamenti privati in questi mesi.

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