Casalesi ad Eraclea, l’accusa chiede la conferma della condanna all’ex sindaco Teso
Conclusa la requisitoria nel processo di secondo grado. Imputato di favoreggiamento esterno. Ora parola alle difese, sentenza attesa per il 26
ERACLEA. Hanno chiesto la conferma della condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione per l’ex sindaco di Eraclea Graziano Teso - accusato di favoreggiamento esterno al cosiddetto “clan dei casalesi di Eraclea”, che avrebbe aiutato in alcune operazioni immobiliari - la procuratrice generale Marina Carmela Barbara Ingoglia e il pubblico ministero Roberto Terzo, al termine della loro requisitoria nel processo d’appello ai 25 imputati che hanno scelto il rito abbreviato e che hanno impugnato la sentenza di condanna in primo grado.
Chiesta anche la conferma della condanna a 5 anni di carcere per l’ex poliziotto Moreno Pasqual, per concorso esterno in associazione mafiosa (è accusato di aver fornito informazioni riservate al clan, suggerendo loro di far sparire armi e documenti quando c’erano dei controlli in arrivo). Così come ribadita la richiesta di condanna a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) per l’avvocata penalista Annamaria Marin, accusata di aver passato informazioni coperte da segreto al suo cliente Luciano Donadio, che è attualmente a processo davanti al Tribunale di Venezia, perché accusato (con Raffaele Buonanno) di essere stato alla guida del clan camorristico che per vent’anni avrebbe dettato legge sul litorale.
«Il pm si è riportato ad argomentazioni della memoria depositata in primo grado, nessuna novità nel merito della vicenda, sostiene le solite cose su cui noi controdedurremo», commenta l’avvocato Daniele Grasso, legale dell’ex sindaco Teso, che terrà la sua arringa nell’udienza del 19 gennaio. Così come l’avvocato Tommaso Bortoluzzi, che difende la collega Marin e che ha sempre sostenuto la liceità dei rapporti tra la legale e il suo cliente.
Per il resto - come già in occasione della prima udienza - la requisitoria dell’accusa si è concentrata nel ribadire l’esistenza di un’associazione per delinquere si stampo mafioso attiva a Eraclea per vent’anni, ribadendo l’accusa del 416 bis al nucleo dei sodali del clan, chiedendo la conferma delle condanne di primo grado. Con una sola differenza sostanziale e una parziale: la richiesta di assoluzione dall’accusa di bancarotta a favore di Daria Poles (difesa dall’avvocata Orietta Baldovin); e il venir meno della contestazione del 416 bis a carico di Fabrizio Formica, chiedendone la condanna solo per estorsione.
Dopo la conclusione della lunga requisitoria dell’accusa, davanti alla Corte presieduta da Carlo Citterio hanno preso la parola gli avvocati delle parti civili, chiedendo la conferma dei risarcimenti: con una provvisionale di 20 mila euro ciascuna per Cgil provinciale e regionale, 30 mila euro a favore dell’associazione Libera, 50 mila per ministero dell’Interno e presidenza del Consiglio, 30 mila euro a favore anche dell’ex broker Fabio Gaiatto, qui parte lesa per le minacce e le violenze subite per la restituzione di 6 milioni che Samuele Faè - è l’accusa - gli aveva affidato per investirli.
Le difese si sono concentrate soprattutto nel contestare l’accusa dell’esistenza di una mafia ad Eraclea. La sentenza è attesa per il 26 gennaio.
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