Casalesi a Eraclea: «Zamuner tramite fra sindaco e boss», ai domiciliari

ERACLEA.Secondo il sostituto procuratore Roberto Terzo, sarebbe stato il collante tra l’allora sindaco di Eraclea Mirco Mestre e Luciano Donadio, colui che viene considerato il boss dei Casalesi nella località balneare. A tre mesi e mezzo dall’arresto, Emanuele Zamuner ha lasciato il carcere per gli arresti domiciliari. A concedergli l’alleggerimento della misura cautelare, in attesa della prosecuzione delle indagini, è stata la gip Marta Paccagnella.
La stessa che aveva firmato l’ordinanza con cui, il 19 febbraio, il carrozziere di 48 anni residente a San Donà era finito dietro alle sbarre nell’ambito della maxi operazione contro i Casalesi ad Eraclea con 50 arresti.
La gip ha accolto l’istanza presentata dal legale di Zamuner, l’avvocato Federica Bassetto, dopo che il Riesame, a ridosso degli arresti, aveva negato la scarcerazione.
Zamuner è ai domiciliari dall’inizio della scorsa settimana in una località in montagna dove ha la disponibilità di una casa. Una scelta diversa da quella fatta dalla difesa di Mirco Mestre, l’allora sindaco che venerdì scorso ha ottenuto dai giudici del Riesame l’ok a tornare nella sua abitazione di Eraclea agli arresti domiciliari. Il pm aveva dato l’assenso all’uscita dal carcere, purché venisse individuata un’abitazione non nella località che sarebbe stata il fulcro degli affari dei Casalesi. Una linea, questa, non condivisa dai giudici del Riesame che hanno ritenuto idonea la casa di Eraclea.
L’accusa mossa dal pm Terzo a Zamuner è di aver fatto da intermediario per garantire un pacchetto di circa un centinaio di voti al candidato sindaco Mestre. Preferenze, queste, che sarebbero state raccolte tra i sodali del boss Luciano Donadio, i quali avrebbero votato per Mestre in cambio del via libera alla costruzione di una centrale a biogas in località Stretti. Il progetto non era poi andato in porto. Dal canto suo, l’ex sindaco ha sempre negato l’accordo.
Zamuner, sentito dal pm dopo l’arresto, aveva chiarito sì di aver raccolto voti per Mirco Mestre, ma di non aver assolutamente saputo che Donadio fosse la persona che invece è emersa dall’ordinanza di custodia cautelare.
Intanto nei giorni scorsi il tribunale del Riesame ha confermato gli arresti domiciliari per Antonio Cugno, napoletano di 56 anni residente ad Eraclea, accusato di far parte dell’associazione mafiosa capeggiata da Donadio e in particolare di essere l’amministratore unico di due società controllate dal sodalizio.
Scarcerato per motivi di salute, il gip aveva disposto che se le condizioni fossero migliorate, sarebbe dovuto tornare dietro alle sbarre. I suoi difensori, gli avvocati Patrizia Lionetti ed Alessandro Compagno, hanno sostenuto che ormai gli erano stati dati i domiciliari e che quindi non sarebbe più dovuto ritornare in carcere. Istanza accolta. —
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