Casa diocesana ai profughi «No, troppe critiche»
CHIOGGIA. Il Governo vuole far costruire le casette nel campo di accoglienza di Conetta, per metterci dentro i 719 migranti ora nei tendoni nell’ex base militare. La notizia circola da un pezzo, già l’anno scorso se ne parlava, ma la richiesta del Governo aveva sempre trovato il “no” del sindaco. «Non do l’autorizzazione alla costruzione dei moduli abitativi», aveva detto il sindaco Alberto Panfilio.
E ora spunta un’altra struttura, su cui il prefetto e una cooperativa della zona, hanno puntato. È un immobile, molto grande, di proprietà della diocesi clodiense, che si trova a Sant’Anna, in via Pegorina 180. Un’enorme struttura giallognola sfitta, immersa nel verde, con una grande cancellatae un cartello: “Casa Madonna del divino amore – centro di diocesano di spiritualità”. Oltre a “casa per ferie”.
La casetta della portineria è chiusa; la saracinesca abbassata. I pini impediscono la visuale, ma all’interno, tranne qualche gatto, non c’è anima viva. «Sono due anni che è così», dice una residente, «non sappiamo cosa vogliano farci».
In realtà al vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, la proposta di poter usare quell’enorme palazzo per metterci dentro i profughi era già arrivata. La prefettura di Venezia aveva messo gli occhi su quell’immobile e una cooperativa anche.
«Se questa struttura serve», dice Tessarollo, «per infilare dentro gente che poi si lamenta perché è troppo freddo, troppo caldo o perché non c’è luce, acque o gas, e per poi sentirci dire che siamo sfruttatori dei migranti, anche no. È una casa talmente grande che ne infileranno dentro un sacco e poi cominceranno a lamentarsi. O siamo in grado di offrire con dignità qualcosa, o non se ne parla».
Il vescovo fa sapere di come l’edificio, degli anni Cinquanta, sia completamente da ristrutturare, gli impianti sono da rifare e da mettere in sicurezza. Un intervento che si aggira tra i tre e i quattro milioni di euro e per il quale la diocesi ha finora raccolto tra i 25 mila e i 30 mila euro. «Noi soldi non ne abbiamo», dice Tessarollo, «ci vuole qualcuno che si prenda la responsabilità e ne assuma la gestione. Non abbiamo nessuna intenzione di usarlo, anzi o lo venderemo o, in comproprietà con qualcuno, realizzeremo qualche progetto».
Un piano di ristrutturazione per l’immobile era stato presentato dalla diocesi al Comune due anni fa, ma è finito nel dimenticatoio, visto che a oggi il Comune non ha mai risposto. «Abbiamo abbandonato il progetto di ristrutturazione», spiega il vescovo, «perché il Comune non ci ha mai dato risposta».
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