«Casa di riposo svenduta un’operazione sbagliata»

San Donà. Maino (Leu) attacca il Comune per la cessione della maggioranza dell’ente ai privati: sono state create volutamente le condizioni per la cessione
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - CASA DI RIPOSO "MONUMENTO AI CADUTI"
VATRELLA - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' DI P. - CASA DI RIPOSO "MONUMENTO AI CADUTI"

SAN DONÀ. «Il Cda ha sancito la fine della Casa di riposo di San Donà». Liberi e Uguali con Francesco Maino condanna le decisioni del Comune sulla futura casa di riposo in via Calnova, destinata ad avere ripercussioni anche sulla sede attuale della Monumento ai Caduti in via San Francesco. «Quella che era una struttura pubblica», spiegano dai ranghi di Leu, «eccellenza della rete dei servizi socio sanitari del territorio, mese dopo mese, anno dopo anno è stata smantellata, riducendo il personale dipendente, spostando sempre più servizi alle cooperative, esternalizzando, svilendo le professionalità interne, riducendo la qualità della degenza e rendendo di fatto la struttura ingestibile secondo criteri pubblici».

«Sono state create le condizioni affinché», aggiungono, «avvenisse ciò che il Cda ha deliberato, ossia la privatizzazione dell’ente. I numeri parlano chiaro. Società mista pubblico privato, ma con quest’ultimo al 52%, del quale una parte consistente è costituita dalla Cospa Srl, società di costruzione padovana. Al di là del lessico infarcito di inutili anglicismi con il quale il Cda motiva e spiega la sua scelta, utile solo per gettare fumo in faccia, ciò che emerge chiaramente è un operazione da una parte immobiliare con, di fatto, un conferimento gratuito di terreno per la costruzione di una struttura in via Calnova e la ristrutturazione di quella in via San Francesco e, dall’altra, una dismissione totale dei servizi che saranno ceduti a una cooperativa di Marghera, ricorrendo alla cessione del ramo d’azienda».

«È una svendita», concludono, «altro termine non si può trovare per descrivere un’operazione che consentirà a questa società, per 33 anni, di gestire il comparto socio assistenziale del nostro territorio. Il pubblico manterrà un generico controllo sulle strategie di sviluppo e investimento. Un diritto ampiamente vanificato dall’assetto societario. Il dato politico incontrovertibile è che un pezzo di sanità pubblica è stato consegnato a logiche immobiliari speculative e sottratto alle professionalità e competenze».

Una polemica, quella del futuro della casa di riposo, che entrerà sicuramente nel pieno del dibattito della campagna elettorale per le prossimi amministrative.

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