«Cartellone sessista»: la protesta delle femministe a Meolo

Gruppo di donne consegna un tapiro d’oro a una palestra di Treviso colpevole di aver esposto un manifesto sconveniente sulla Treviso-Mare

MEOLO. Il cartellone, enorme, a lato della Treviso Mare, non può di certo lasciare indifferenti. Qualche uomo probabilmente alla guida della sua auto avrà pure sbandato. E come biasimarlo. Quella gigantografia di un sedere perfetto, all’altezza di Meolo, per pubblicizzare la catena di palestre Happy Fit, non passa inosservata.

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Ma ha fatto indignare le donne di “Se non ora quando”, una ventina delle quali ieri sera hanno deciso di protestare davanti alla palestra del gruppo di via Vasari, a Sant’Angelo, un quartiere di Treviso, tentando di consegnare un tapiro d’oro e anche un documento contente circa 120 firme contro quella pubblicità ritenuta così offensiva.

Protagoniste della protesta è stato appunto un gruppo di attiviste della sezione di San Donà di «Se non ora quando», il movimento femminile nazionale nato nel 2011, «per ripensare alla donna come soggetto e non come oggetto».

«Sul cartellone c’è un vistoso sedere di donna con indosso un perizoma di pizzo e accanto la scritta, per noi dai toni molto forti, “Che culo… C’è Happy Fit”», spiegano le attiviste sandonatesi, «il nostro movimento è attento all’educazione e riteniamo che anche la pubblicità abbia una funzione educativa per la società. Oggi vengono usati ancora troppo simboli sessisti nel rappresentare il corpo della donna».

Insieme al tapiro, le attiviste hanno portato uno striscione, con quello che secondo loro potrebbe essere il messaggio pubblicitario alternativo che la catena di palestre potrebbe adottare. (g.mon.)

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