Cartellini non timbrati, licenziati
La Fondazione Venezia licenzia due delegati Sgb (marito e moglie) “disobbedienti” e il sindacato presenta un esposto alla Procura centrato da un lato sui licenziamenti, dall’altro su come la Fondazione gestisce i servizi “alla persona” a domicilio per i quali il Comune sborsa oltre 5 milioni di euro. «A fine ottobre» si legge in una nota del sindacato «Sgb ha presentato un esposto alla Magistratura riguardante la gestione ed erogazione del Servizio di assistenza tutelare gestito dalla Fondazione Venezia Servizi alla Persona Onlus, sollevando il dubbio che quanto previsto dalla delibera numero 32 del 19 maggio 2014 del Comune, non venga applicato correttamente. Con l'esposto abbiamo richiesto di esaminare se quanto riportato abbia causato o causi un danno agli utenti a cui è destinato il servizio e che le modalità di erogazione delle risorse non siano stabilite in base al servizio ma ad un sistema, definito di minutaggio, ricercandone se sussistenti gli eventuali estremi di reato».
Il contendere scoppia quando la Fondazione stabilisce un minutaggio entro il quale svolgere il servizio per i singoli utenti. Il sindacato solleva la questione che il Comune, l’ente che paga, non specifica assolutamente che i servizi devono essere svolti in un minutaggio prestabilito. «I Buoni servizio (che hanno un valore in base alle prestazioni, al loro numero e non a ore) vengono erogati in base alle risorse a disposizione del Comune. Il regolamento prevede che venga siglato un Patto di assistenza tra beneficiari e servizio. La corrispondenza del buono servizio è sulle prestazioni erogate a domicilio e non fa alcun accenno al tempo (minutaggio) per la prestazioni erogate essendo queste adeguate per il servizio soggettivo. La Fondazione consegna agli operatori una scheda per ogni utente all'inizio di ogni mese e ritirata alla fine del mese nella quale l'unico dato richiesto è l'indicazione dell'orario di accesso (dalle... alle...) con relativa firma del beneficiario per la rendicontazione al Comune» continua il sindacato di base «Ora la cosa grave è che su queste questioni, rappresentate con l'esposto, i rappresentanti sindacali aziendali di Sgb che hanno opposto resistenza alla pretesa di timbrare l'entrata e uscita da ogni utente basata sul minutaggio e non sul servizio effettivamente reso, servizio per il quale il loro operare è sempre stato ineccepibile, sono stati licenziati utilizzando strumentalmente la recidiva di contestazioni».
Pronta la replica della Fondazione Venezia che in una nota puntualizza: «In merito al comunicato di Sgb, va detto che la risoluzione del contratto di lavoro da parte di Fondazione Venezia è avvenuta quale passaggio “dovuto” e conclusivo dopo una serie di procedimenti disciplinari (da 5 a 7 ciascuno) e dopo diversi colloqui individuali con la direzione. Questi operatori, assunti nel 2014, contrariamente alla totalità degli oltre 200 colleghi della Fondazione Venezia che garantiscono quotidianamente l’assistenza a circa un migliaio di utenti, si sono sempre rifiutati di eseguire le disposizioni aziendali che prevedono la timbratura con lo smart phone in dotazione, all'ingresso e all’uscita presso i domicili degli utenti seguiti. Oltre ad ulteriori violazioni che per motivi di privacy non possono essere riferiti».
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